Dopo avere drasticamente ridotto la presenza nel fotovoltaico, la società punta a sviluppare nuove attività nella termovalorizzazione dei rifiuti e nel trattamento dell’amianto. Il presidente Colucci: “Andremo nel Far East a proporre la nostra specializzazione nell’ambiente e nelle rinnovabili”
Portato a termine in 12 mesi un drastico cambio di pelle per adeguarsi al taglio degli incentivi del Conto energia, Kinexia [KINX.MI], la holding milanese che controlla diverse aziende delle energie rinnovabili, è pronta a nuove iniziative per realizzare una crescita stabile dei ricavi. Il nuovo piano industriale, spiega il presidente e maggiore azionista Pietro Colucci (nella foto qui sotto), sarà presentato entro la fine dell’anno.
In Borsa Kinexia è reduce da un rally che ha visto il titolo guadagnare il 30% da inizio agosto a oggi. All’attuale quotazione di 1,02 euro la società capitalizza 21,8 milioni di euro. Il primo semestre si è chiuso con un utile netto di 2,8 milioni grazie alla vendita di impianti fotovoltaici per 15 MW. L’operazione ha permesso di ridurre il debito netto a 40 milioni, a fronte di un capitale investito di 98 milioni. Gli analisti interpellati da Reuters prevedono per fine 2012 un Ebitda di 10 milioni. I conti, quindi, offrono spazio per inserire nel prossimo piano industriale nuovi investimenti.
“L’idea strategica – spiega Colucci – è allargare l’attività di Kinexia in un filone di attività a cavallo tra l’ambiente e le energie rinnovabili, sviluppando fatturato in attività meno legate al ciclo economico e complementari con le attuali unità di business della società”.
Oggi Kinexia opera lungo cinque linee di business che saranno confermate nel nuovo piano strategico: 1) eolico, dove è in corso di realizzazione un impianto da 30MW in Calabria; 2) teleriscaldamento; 3) produzione elettrica da biogas da agricoltura e da discarica; 4) fotovoltaico retail; 5) efficienza energetica.
Kinexia è arrivata a questa focalizzazione di business operando un riposizionamento strategico che ha visto un forte ridimensionamento del settore fotovoltaico, oggi limitato alla realizzazione di impianti sui tetti per il pubblico retail. Un nuovo impulso è stato dato in particolar modo nel biogas agricolo e da discarica. Nel biogas agricolo la società è impegnata nella costruzione di 7 impianti da 1 MW ciascuno.
Spiega Colucci: il nuovo piano prevede l’ingresso in tre nuovi filoni di attività: 1) la termovalorizzazione rifiuti; 2) la produzione di energia da biogas proveniente dalla digestione anaerobica dei rifiuti; 3) impianti di trattamento dell’amianto rimosso dai tetti su cui vengono istallati moduli fotovoltaici.
Per avviare queste nuove attività Kinexia acquisirà alcuni impianti: le operazioni potrebbero essere portate a termine entro la fine dell’anno. “Con il sistema creditizio abbiamo ottime relazioni. Confidiamo di potere contare sul supporto delle banche anche per le prossime iniziative”, dice il presidente.
Il nuovo piano strategico punterà anche sull’internazionalizzazione di Kinexia. Nei mesi scorsi il management ha preso contatti in Cina dove potrebbe avviare alcune attività nel 2013. Le altre aree scelte per l’espansione all’estero sono il NordAfrica, il Far East, incluse le ex repubbliche sovietiche e l’India. Dice Colucci: “Tutti vanno a Est per le rinnovabili, noi abbiamo l’ambientale come carta di ingresso ed è quindi un plus che possiamo giocare”. L’idea in questi Paesi è di avviare attività sia nell’ambiente, sia nelle energie rinnovabili.
In Italia nel campo del fotovoltaico al retail e dell’efficienza energetica Kinexia opera con accordi di sinergia commerciale con Waste Italia, società anch’essa controllata dalla famiglia Colucci, che vanta più di tremila clienti. La Borsa ha dimostrato più volte di temere che Kinexia possa puntare a un’aggregazione con Waste Italia. Risponde Colucci: “L’acquisizione di Waste Italia o la fusione fra le due aziende sono ipotesi fuori dalla nostra agenda. Sicuramente per tutto il 2013 le due aziende restano separate, anche se abbiamo degli accordi di collaborazione con fruttuose sinergie”.
Resta il fatto che il settore in Italia necessita di concentrazione. “E’ vero, lo diciamo in tanti. Purtroppo fare delle aggregazioni non è facile. Noi abbiamo condotto due importanti trattative fino a quasi l’ultimo stadio, ma poi non siamo riusciti a trovare il punto di equilibrio necessario per concludere. Non abbandoniamo l’idea, ma non restiamo fermi. Il nuovo piano strategico è la dimostrazione che vogliamo proseguire nella crescita con nuove idee e nuove attività. Se poi si ripresenteranno delle occasioni, vedremo….”
A cura di Websim