22 gennaio 2014 – Nell’assemblea di Heineken ha detto no ai bonus straordinari. Da PostN ha votato contro l’approvazione dell’operato del consiglio di vigilanza. E su Caterpillar si è espressa a favore sulla necessità di una revisione e valutazione delle politiche sui diritti umani. L’olandese Ing Im International tra gennaio e settembre 2013 ha esercitato i propri diritti di voto in circa 1.250 assemblee degli azionisti, 104 per la strategia Sustainable Equity, in 54 Paesi di tutto il mondo. Nella maggior parte dei casi il voto è elettronico, ma in alcuni casi il gruppo preferisce il confronto diretto. «In particolare – scrivono gli analisti di Ing nella newsletter trimestrale sugli investimenti responsabili – siamo stati rappresentati alle assemblee degli azionisti delle società olandesi Ahold, Kpn, PostNL, Usg People e Wolters Kluwer».

Per adempiere ai suoi diritti/doveri di voto nelle molteplici assemblee in cui siede, Ing ha sviluppato un vero e proprio regolamento. In sostanza, «i lavori assembleari delle società olandesi presenti nei nostri portafogli – si legge nel report trimestrale – sono esaminati individualmente da un comitato interno, del quale fanno parte gestori e analisti per rimarcare il collegamento tra le nostre attività di voto e di investimento. Poiché gestiamo un ampio portafoglio azionario (…) abbiamo definito politiche di voto ad hoc per assicurare che tutti i voti espressi siano in linea con la politica di voto per delega».

Perché votare in assemblea non è banale? Ing lo spiega in maniera molto immediata: «Attraverso l’esercizio del voto assembleare, Ing Im International ha la possibilità di influire sulle decisioni riguardanti, per esempio, la nomina degli amministratori, la politica di remunerazione della società e l’emissione di nuove azioni». Ovviamente nelle intenzioni non c’è nessuna voglia di mettere veti. «Sosteniamo – dicono da Ing – le proposte degli azionisti che contribuiscono ad affrontare importanti questioni sociali e ambientali di rilievo per la società. Al tempo stesso, se dal nostro esame risulta che una società affronta già adeguatamente la richiesta citata nella risoluzione degli azionisti, o se la proposta è redatta in modo incompleto, o le argomentazioni non sono convincenti possiamo rigettarla». È successo, per esempio, nel caso di Coca-Cola Company, quando Ing ha votato contro la proposta degli azionisti di stabilire una struttura che si occupasse di diritti umani, ritenendo sufficiente la commissione consiliare già costituita allo scopo. Su una proposta simile presentata nell’assemblea di Caterpillar, sempre nel 2013, Ing ha invece espresso voto favorevole, con la motivazione che attualmente le politiche interne al gruppo non sono sufficientemente trasparenti.

Parere contrario alla richiesta di ritiro dalle attività legate alle sabbie bituminose in Canada per Statoil: il livello di disclosure collegato è stato giudicato soddisfacente dall’investitore. E ancora, voto favorevole per la proposta degli azionisti di Chevron Corporation sulla necessità di redigere un report sulla gestione dei rischi e delle opportunità relativi alla fratturazione idraulica; favorevole infine anche alla proposta di analizzare i rischi finanziari connessi al cambiamento climatico per la società Dominion Resources.

Laura Magna

A cura di ETicaNews