23 settembre 2014 – Tutte le strade portano al salone. Il Salone della Csr e dell’Innovazione sociale, naturalmente, che torna esattamente tra due settimane a Milano, il 7 e 8 ottobre, nei locali dell’Università Bocconi. E si conferma lo snodo fondamentale dal quale a inizio stagione partono le riflessioni sullo stato dell’arte della responsabilità sociale e dintorni, in Italia e non solo, e sui suoi possibili sviluppi a breve e lungo termine. Il tutto rafforzato dalle tappe o eventi satellite del Salone, tappe che, da quest’anno, in giro per l’Italia, hanno anticipato l’evento di Milano (per registrarti, segui questo link).

Eh sì, perché è ormai qualche anno che ci si chiede se la Csr è morta, almeno quella che abbiamo conosciuto finora. Se si sta trasformando, evolvendo e, in caso, in cosa. Questione alla quale il Salone forse non riuscirà a dare una risposta definitiva, se mai è possibile farlo, ma su cui sicuramente rifletterà e interrogherà i partecipanti, prevedibilmente e in larga misura giovani e giovanissimi, che anche nella due giorni di quest’anno animeranno la due giorni milanese.

Iniziamo dal titolo e dal tema del Salone 2014, “Processi collaborativi: rinasce il futuro” (#csris14 per seguire su Twitter l’avvicinamento): si guarda ai processi collaborativi come a un futuro possibile della Csr che, per alcuni, ha un po’ fatto il suo tempo, per altri invece ha solo bisogno di un cambio di approccio in chi la interpreta in azienda, in chi la insegna, magari anche in chi la divulga o comunque ne parla.

Sharing, bartering, crowding, making sono solo alcuni dei termini, chiamiamoli pure buzzword, che con più frequenza ronzeranno nelle orecchie dei partecipanti nelle sale dell’Università Bocconi. Termini con cui si cerca di spiegare cos’è già oggi e anche d’immaginare cosa potrebbe diventare domani l’economia collaborativa o sharing economy di cui tanto si parla, e si sperimenta, come di un presente in rapido divenire e di un futuro per parecchi versi auspicabile. Discorso che vale anche per il grande tema dell’innovazione sociale, che ogni giorno cerca una strutturazione e una narrativa più definite e modi per rispondere con efficacia a problemi sociali ed economici gravi, urgenti, che nel micro come nel macro paiono insolubili, per non dire inafferrabili, se affrontati con teorie e strumentazioni del passato anche recente.

C’è molto fermento, insomma, nel mondo della Csr e c’è grande curiosità e attesa per capire su quali sentieri ci si incamminerà, quali contaminazioni e ibridazioni emergeranno e quali invece non supereranno la prova del tempo. Un fermento che si riflette pienamente nel programma del Salone, cui si può guardare, per esempio, nella prospettiva dei percorsi suggeriti (mercato, lavoro, cultura, ambiente) e che decisamente si presenta ad alto tasso di biodiversità, a partire dai format.

Taglio classico quello scelto per la plenaria che aprirà la kermesse e per l’evento immediatamente successivo, nei quali si andrà subito al cuore del discorso: come sono andati i “primi 15 anni” della Csr, facendo data dalla strategia di Lisbona del 2000, come andranno i prossimi e se è ragionevole ipotizzare che si smetterà progressivamente di parlare di Csr, sostituendola, ad esempio, con espressioni come “processi collaborativi”, che una ricerca realizzata ad hoc per il Salone dirà quanto sono attualmente affermati a livello di imprese, di organizzazioni in genere e anche di stili di vita personali.

Per chi preferisce l’animazione, invece, c’è la proposta del matching, dove imprese, non profit, P.a., startupper potranno incontrarsi in modalità one-to-one, speed date, card crossing. Ci sarà la “mappa mentale” che i partecipanti saranno invitati a costruire (in rappresentazione grafica su un grande tappeto) sui temi portanti del Salone. E poi l’installazione per il book crossing (i volumi a fine evento saranno donati a una non profit), il Csr Business game per comprendere attraverso il gioco cosa vuole dire attuare politiche e scelte sostenibili, il concorso “Comune partecipativo” per premiare le migliori esperienze collaborative/partecipative insieme ai tweet più sostenibili.

Nel nutrito elenco di eventi piccoli, medi e grandi che infarciscono il programma ce n’è davvero per tutti i gusti: dalla diplomazia musicale alla presentazione di scritti su “slow brand” e “intelligenza collaborativa”, dalla vexata quaestio su come comunicare la Csr alla filiera della moda (etica), dalla direttiva Ue sulla rendicontazione non finanziaria (non solo per addetti ai lavori) a Expo 2015 in versione sharing (Sharexpo). E poi ancora la lotta allo spreco, la Carta europea per stazioni ferroviarie più solidali, la mutualità nei processi collaborativi e la salute in chiave 3.0, sport e Csr, storytelling collaborativo e turismo di rete, impact investing, investimenti sociali, cooperazione e rating di legalità.

Ci fa piacere segnalare, e con una punta di orgoglio, che al programma ha dato il suo contributo anche ETicaNews che organizza mercoledì 8 ottobre alle ore 11 l’incontro “La finanza responsabile come motore di Csr”: vi parteciperanno alcuni dei maggiori protagonisti in Italia nel campo della finanza socialmente responsabile e a impatto (Aiaf, Etica Sgr, Imq, Ing, Oltre Venture, Vigeo), per discutere di quanto gli investimenti etici, sostenibili e responsabili (Sri) possono contribuire ad attivare un circolo virtuoso stimolando le aziende a comportamenti più socialmente e ambientalmente responsabili.

Dulcis in fundo, a chiusura del Salone, avrà luogo la premiazione della terza edizione del progetto “Dai un senso al tuo profitto”, con protagonisti i giovani studenti che hanno lavorato con imprese sociali e culturali, un’iniziativa che rientra tra l’altro nell’ambito delle attività di Community e Social engagement realizzate dall’ateneo milanese. Basterebbe quest’ultimo titolo, forse, a riassumere non solo l’intero Salone, ma la ricerca non facile che molti, in tante aree del pianeta, stanno conducendo per cercare di dare maggior senso senz’altro alla ricerca del profitto, ma soprattutto e più in generale a quello che fanno col proprio lavoro. Ogni giorno.

Andrea Di Turi

A cura di ETicaNews