21 maggio 2013 – A livello europeo si discute se e come consentire che i depositi bancari possano essere prosciugati per salvare le banche. E sulla grande stampa nazionale italiana, domina il silenzio. Un mese fa, addirittura il numero uno di Unicredit, Federico Ghizzoni, aveva espresso una posizione sulla possibilità che i depositi “non assicurati” potessero essere confiscati in caso di dissesto di un istituto, ponendo due condizioni: che si parlasse dei depositi sopra i 100mila euro (quelli non garantiti, appunto); e che le eventuali misure europee valessero per tutti i partner, pena un pericoloso gioco di arbitraggi tra le banche dei diversi Paesi.
Ghizzoni aveva parlato a Vienna. I giornali italiani si erano concentrati sulla parte più rassicurante del messaggio del banchiere: «Nessun segnale di fuga dagli sportelli dopo il caso di Cipro».
La scorsa settimana, la stessa campana è stata suonata dal commissario europeo per il Mercato interno Michel Barnier, il quale ha annunciato che «un largo numero» di Paesi potrebbe accettare interventi sui depositi oltre i 100mila euro, in caso di salvataggi bancari, salvaguardando invece quelli al di sotto di tale soglia. C’è chi considera i depositi “non garantiti” alla stregua di bond, per quanto una loro confisca sia una variabile di ultima istanza.
Anche in questo caso, i giornali italiani sembrano aver deciso di non alimentare le preoccupazioni.
Eppure, il tema è estremamente delicato. E meriterebbe la massima trasparenza. Anche perché, come osserva Ifanews.it, la situazione rischia di generare le consuete pesanti iniquità a scapito di chi non adotta la “furbata”. Il dubbio riguarda la soglia oltre cui scatta l’eventuale confisca: se un conto anche largamente superiore ai 100mila euro viene frazionato in più conti a importo ridotto, è possibile che grandi fortune restino intoccate. Col risultato che, infine, finisca per pagare chi magari si trova ad aver concentrato risorse in un unico deposito nel momento sbagliato.
A cura di ETicaNews