6 novembre 2012 – In Francia, secondo un’indagine apparsa alla fine di ottobre sul quotidiano Le Figaro, le entreprises sociales (imprese sociali) stanno acquistando un’importanza sempre maggiore e attualmente rappresentano il 10% dell’economia del Paese. Ma non solo. Permettono alla società di risparmiare miliardi di euro l’anno di soldi pubblici con forme di “welfare alternativo”.

Ma che cosa vuol dire impresa sociale? E soprattutto, quante persone sanno che cosa sono? In Italia, l’impresa sociale è un soggetto privato senza scopo di lucro che offre beni e servizi di utilità sociale, pur mantenendo il bilancio dell’azienda in equilibrio, così come è scritto nella legge che l’ha istituita, la numero 118 del 2005 e dal decreto legislativo n. 155 del 2006 che la disciplina. Secondo la definizione che ne dà l’Unione europea nel Barometer of Social Entrepreneurship del 2012 , un’impresa sociale è un’organizzazione privata e autonoma, creata da un gruppo attivo di cittadini assieme alla partecipazione di altri portatori di interesse. Lo scopo dell’attività economica è esplicitamente diretto a portare benefici alla comunità.

In Francia centinaia di migliaia di persone lavorano nell’impresa sociale e il fenomeno comincia a essere conosciuto: sa che cos’è un’impresa sociale quasi un terzo della popolazione, come è emerso dall’indagine, condotta per la prima volta nel 2008 e ripetuta anche nel 2010, nel 2011 e nel luglio 2012 su un campione di 1.050 persone e 67 imprese sociali. Se nel 2012 ha sentito parlare di “impresa sociale” il 28% del campione, il 25% conosce il termine “imprenditore sociale” e il 18% quello “imprenditoria sociale”. In realtà, si tratta di percentuali in calo rispetto all’anno precedente, trend che potrebbe coincidere con una riflessione più attenta sul significato esatto dei concetti. In ogni caso, il termine più familiare è economia sociale, noto al 57% del campione.

Anche se non ancora dalla maggioranza dei cittadini, le imprese sociali sono quasi universalmente riconosciute come utili alla società, per rispondere a bisogni sociali ed ecologici, per riempire i vuoti del welfare pubblico e per aumentare il livello etico del mondo economico.

Ma i protagonisti, cioè gli imprenditori sociali, che prospettive vedono? I social entrepreneur francesi sono ottimisti: il 64% vede il futuro abbastanza bene e la percentuale rispetto al 2010 è cresciuta del 13 per cento. Il 17% vede il futuro molto bene, a fronte di un residuale 3% che è negativo. Quello che potrebbe fare maggiormente la differenza per sviluppare l’impresa sociale sono i finanziamenti (67%), poi la partnership con imprese tradizionali e il riconoscimento da parte della politica (entrambi per il 52%). Ma, anche se in parte minore, il contributo di persone motivate e qualificate (43%).

La presenza e l’importanza dell’impreditoria sociale in Francia è destinata a crescere. In luglio, il nuovo presidente François Hollande ha creato, per la prima volta nella storia, un ministero interamente dedicato all’Economia Sociale e Solidale, guidato da Benoit Hamon.

Fausta Chiesa

 

A cura di ETicaNews