28 ottobre 2013 – «Finanziare a partire dai risultati, non dalle attività». E’ la filosofia di Mario Morino, nato negli Stati Uniti da immigrati italiani, fondatore della Legend corp, start up del software poi diventata una delle prime dieci aziende Usa del settore, che nel 1992 ha lasciato il mondo degli affari per dedicarsi all’impegno sociale e ora è uno dei massimi consulenti in tema di filantropia strategica.

Un uomo che ha messo il rigore del profit al servizio del non profit e che nel 2000 ha fondato la Venture Philanthrophy Partners con l’obiettivo di unire il mondo degli investimenti con il mondo del sociale. Riconosciuto per le sue teorie innovative per misurare l’efficacia della filantropia, nel settembre del 2012 è stato invitato come speaker al Convegno su Filantropia e Innovazione sociale alla Casa Bianca dove ha discusso le nuove frontiere del settore. Attualmente svolge attività di advisory del governo federale affinché si concentri sul finanziamento delle organizzazioni non profit che hanno già dato prova di efficacia.

Invitato dalla Fondazione Lang in occasione del Philantropy Day del 22 ottobre, Morino è venuto a Milano per presentare il suo libro Leap of reason. Filantropia strategica in tempo di crisi. Come ottenere un impatto sociale duraturo e per parlare al convegno “L’efficacia del bene” davanti a una platea di oltre 200 rappresentanti di fondazioni e organizzazioni non profit. «Dal 2000 – ha detto Morino – mixando le migliori pratiche del venture capital con la cultura e gli obiettivi del non profit, abbiamo attivato direttamente 80 milioni di dollari ricevuti da famiglie che cercavano un modo differente e migliore per aiutare soggetti svantaggiati, cui si sono aggiunti 40 milioni di dollari provenienti da altri soggetti privati e dal Governo federale, sulla base di un principio semplice quanto chiaro: finanziare a partire dai risultati, non dalle attività».

Morino adotta sei regole fondamentali, perseguite da Venture Philantropy Partners: un alto grado di coinvolgimento; il finanziamento su misura, il sostegno pluriennale (dai 3 ai 7 anni); il sostegno non finanziario al management dell’Organizzazione non profit tramite la consulenza specifica; il sostegno alla crescita attraverso la ricerca dei leader e la formazione e, in ultimo da sottolineare, la misurazione della performance.

La misurazione della performance è il criterio da utilizzare per scegliere a chi dare i finanziamenti. Un metodo che fatica a prendere piede, tanto negli Usa quanto in Italia: «Negli Stati Uniti – spiega Morino – prevale ancora il criterio di misurare quanti fondi vadano realmente spesi per l’attività, ma non è questo il metodo migliore. Quello delle spese generali è un parametro falso, bisogna guardare all’efficacia, così come in un’azienda si guarda al profitto».

Con la Fondazione Lang c’è sintonia: l’ente presieduto da Tiziano Tazzi adotta un approccio di filantropia strategica che si concentri sul cambiamento e sia in grado di costruire per il futuro. Fondazione Lang si descrive come «un’organizzazione senza scopo di lucro che seleziona, valuta e controlla portafogli filantropici nei settori dell’infanzia e della medicina integrata, in grado di avere un reale impatto positivo sulla qualità della vita delle generazioni future». «Occorre rivedere i criteri con cui vengono gestiti i fondi pubblici e privati dalle non profit, partendo dall’individuazione dei leader, che nel loro specifico campo di intervento hanno dimostrato di saper combinare al meglio l’efficacia sociale con l’efficienza economica», ha detto il presidente Tazzi.

Sempre nell’ambito del Philantropy Day organizzato dalla Fondazione Lang Italia, si è tenuto un incontro riservato a un gruppo di manager di imprese for profit (coinvolte la Fondazione Ibm e la Vodafone Foundation) sul tema della Corporate Philanthropy. La filantropia delle imprese in Italia ha ampi spazi di crescita. In base a un’indagine presentata da Nando Pagnoncelli di Ipsos emerge che soltanto il 10,5% delle donazioni è dato dalle imprese, rispetto al 20,7% proveniente dalle Fondazioni bancarie e al 46,5% rappresentato da legati individuali.

Fausta Chiesa

 

A cura di Websim