4 marzo 2013 – La Svizzera ha scelto: i super bonus ai manager devono essere ridotti. Con il 67,9% di “si” passa il referendum sul fatto che i vertici delle aziende elvetiche quotate non potranno più continuare a percepire “retribuzioni abusive” e gli azionisti acquisiranno maggiore voce in capitolo nella definizione dei compensi. La proposta, lanciata da Thomas Minder, ha raggiunto la maggioranza dei consensi in tutti i cantoni rendendo così possibile il cambiamento della costituzione.
Grazie alla vittoria del comitato promotore, dai prossimi mesi entreranno in vigore principalmente tre nuove disposizioni. La prima riguarda l’assemblea degli azionisti: avrà il compito di autorizzare i compensi del consiglio di amministrazione e degli organi direttivi. Inoltre, il mandato dei membri dei consigli di amministrazione sarà limitato a un anno di carica. La terza proposta prevede che alcuni compensi saranno vietati, tra cui le liquidazioni e premi legati all’acquisizione di altre aziende.
Il referendum ha perciò rafforzato il potere degli azionisti che, non solo potranno decidere riguardo alle retribuzioni del top management e del board, ma saranno anche autorizzati a esercitare il loro diritto di voto attraverso i mezzi di comunicazione elettronica, senza perciò dover essere fisicamente presenti all’assemblea. Inoltre, i consigli di amministrazione e le banche depositarie di titoli azionari non potranno più votare in nome degli azionisti. Questi ultimi potranno delegare il loro diritto solo a rappresentati indipendenti. Infine le casse pensioni saranno tenute a esprimere la propria preferenza, in quanto attori fondamentali del mercato azionario. La radicalità dell’iniziativa si percepisce inoltre dalle pene: fino a tre anni di detenzione e pene pecuniarie fino alla somma di sei retribuzioni annuali.
La proposta di cambiamento è stata avanzata dopo che lo scoppio della crisi nel 2008 ha creato momenti di incertezza anche nell’economia Svizzera. Tutto ciò ha portato a licenziamenti consistenti e a profitti in calo, nonostante la classe dirigente abbia continuato a godere di un trattamento privilegiato. L’ultimo esempio? Il presidente uscente del colosso farmaceutico Novartis, Daniel Vasella, riceverà un buono uscita di 72 milioni di franchi nei prossimi sei anni. Ma non è il solo. L’ex Ceo di Ubs, Oswald Grübel, è stato costretto alle dimissioni nel 2011 con un’indennità di circa 2 milioni di franchi, una volta scoppiato lo scandalo del trader londinese che bruciò oltre 2.3 miliardi di dollari in operazioni azzardate. Nell’ottobre del 2012 la stessa banca ha annunciato un taglio del personale di 10’000 unità nei prossimi 5 anni.
I cittadini non hanno ritenuto convincente il controprogetto proposto dal parlamento elvetico. Quest’ultimo, a suo tempo, aveva respinto l’iniziativa di Minder in quanto troppo radicale e potenzialmente dannosa per l’economia e l’occupazione elvetica. La controproposta, sostenuta dal comitato per il no, concordava sull’esigenza di disciplinare le retribuzioni dei top manager ma attraverso norme più blande e meno rigorose. È rimasta, perciò, delusa Economiesuisse, la federazione delle imprese svizzere, che nonostante deplori l’accettazione dell’iniziativa la interpreta come: «un chiaro voto a favore di un rafforzamento dei diritti degli azionisti allo scopo di limitare le retribuzioni eccessive» si legge nel comunicato.
In un momento in cui il tema dei super stipendi ai manager interroga anche l’Unione Europea, e di cui ETicaNews ha già parlato, la Svizzera offre perciò il buon esempio, diventando il primo paese a introdurre limitazioni così rigorose in campo di diritto societario.
Elisabetta Baronio
A cura di ETicaNews