15 aprile 2013 – Responsabilità sociale, si sa, non implica solo comportamenti eco-sostenibili. Ma significa anche trasparenza e legalità. Chi, perciò, meglio di un tribunale può spiegare questi concetti? L’ha capito bene il Tribunale di Milano che, anche nel 2012, ha redatto il bilancio di Responsabilità Sociale, con l’obiettivo di raccontare un ente in evoluzione e in continuo dialogo con la comunità.

A fare notizia non sono solo i contenuti del bilancio, ma il fatto stesso che un organo della pubblica amministrazione ne stili uno: così articolato e per il quinto anno consecutivo. Negli ultimi anni, infatti, il concetto di responsabilità sociale è stato spesso relegato al mondo delle imprese. Lo sforzo del tribunale di Milano mostra come la responsabilità sociale sia anche una “cosa da pubblica amministrazione”. Il dato assume ancora più rilevanza se inserito nel suo contesto. Negli ultimi anni il Ministero della Giustizia ha messo in atto il progetto: “Diffusione delle best practices negli uffici giudiziari italiani” finalizzato allo sviluppo di una struttura organizzativa più efficiente e di un sistema di comunicazione più trasparente. Il programma mostra, perciò, che quest’esigenza di sostenibilità è percepita anche a livello nazionale.

Un altro elemento da sottolineare riguarda la scelta terminologica. Nel bilancio è utilizzato il termine Stakeholder ponendo il tribunale nell’ottica di un ente al servizio della comunità e in dialogo con essa. Ed è proprio in questa prospettiva che ne 2012 l’istituzione milanese ha coinvolto direttamente i propri stakeholder, chiedendo a questi ultimi feedback utili per migliorare il servizio. Dialogo che si è rivelato essenziale anche per affrontare il tema di base del bilancio: la relazione tra crisi economica e crisi della legalità. I procedimenti penali e civili sono perciò inseriti in un quadro più ampio, ponendo l’accento sull’impatto che la crisi ha avuto su cittadini e pubbliche amministrazioni. Situazione di instabilità che si ripercuote sulla giustizia: nell’ultimo quadriennio i procedimenti in ingresso sono aumentati del 18,5 per cento. Nonostante l’aumento dell’attività, nel 2012 l’indice di ricambio dei procedimenti in ambito penale si attestava al 101,5% e al 121,5% in ambito civile indicando una maggiore capacità di smaltimento. Inoltre negli ultimi quattro anni le pendenze del tribunale sono diminuite del 7,3% nel settore penale e del 14,3% nel settore civile. Questo ha portato l’istituzione a non avere più arretrati con un conseguente minor costo per i contribuenti. Proprio la riduzione dell’arretrato costituiva uno dei punti strategici definiti dal tribunale per il 2012.

Oltre a questo l’obiettivo era quello di proseguire con l’estensione del processo telematico, facilitare la formazione del capitale umano, dare vita al Tribunale delle imprese e, infine, qualificare i servizi di informazione ed assistenza per i cittadini e per gli utenti professionisti.

Il costo dell’intero apparato si attesta intorno ai 74 milioni di euro, ovvero 28 euro annuo per abitante. Nel bilancio è però precisato che nell’insieme il valore mobilitato dall’istituzione è quantificabile, per difetto, a circa 164 milioni di euro, ovvero più del doppio delle spese sostenute. Dati che mostrano lo sforzo verso una maggiore efficienza, senza però lesinare sulla qualità del servizio offerto. In vera ottica “responsabile”. C’è però una pecca, visto che “trasparente” è anche ciò che è facilmente accessibile e condivisibile. Forse, per il bilancio 2013, il Tribunale di Milano dovrebbe pensare a un formato “pdf” più leggero e facilmente scaricabile. Sarebbe sicuramente più “sostenibile”.

Elisabetta Baronio