18 marzo 2013 – Sarà contro la Chevron la prima battaglia di engagement del Fondo Cometa, il più grande fondo chiuso italiano e unico che, finora, ha aderito ai princìpi Pri (Principles for Responsible Investment), iniziativa promossa e sostenuta dalle Nazioni Unite.

Il fondo, che ha una massa gestita di oltre 7 miliardi di euro e 425 mila iscritti e che si attende una crescita annua di circa 900 milioni di euro, ha appena concluso l’analisi del portafoglio titoli, eseguita dal consulente Vigeo. «L’analisi non mostra tante situazioni anomale – dice Maurizio Agazzi, direttore generale di Cometa – rispetto alle gravi controversie, una grossa percentuale di titoli non è compromessa, ma abbiamo individuato alcune situazioni degne di attenzione. La prima azienda su cui porre attenzione è la Chevron, che ha una causa miliardaria per danni ambientali in Ecuador. Il Pri sta predisponendo una lettera da inviare alla Chevron e ad altre industrie Oil. E’ la nostra prima esperienza di engagement. Stiamo per ricevere la lettera, valuteremo se i contenuti soddisfano le linee guida. Se, oltre a quanto rilevato alla lettera del Pri, riteniamo di dover fare osservazioni ulteriori, manderemo anche una lettera specifica».

Il metodo dell’azionariato attivo è, dunque, quello di dialogare e di fare pressioni sulle società partecipate, non di disinvestire in caso di violazione o di non adesione ai princìpi Pri. «Ci sono due modi di intendere la responsabilità: escludere il bambino cattivo o educare il bambino cattivo a diventare buono. A noi non interessa escludere una società dal nostro portafoglio, ma intraprendere azioni per far migliorare le aziende. A meno che non metta a rischio la nostra reputazione o il rendimento finanziario, non disinvestiamo, anche perché se si è troppo rigidi si impoverisce l’universo da cui investire e questo pregiudicherebbe l’interesse dei nostri iscritti. La logica della black list è superata, oggi è preferibile l’attivismo, una strategia vincente che consente una maggiore diversificazione di investimento e la possibilità di far sentire la nostra voce».

Cometa ha scelto di intervenire non tanto nella selezione dei titoli, che è curata dai gestori, quanto nell’analisi dei titoli posseduti in portafoglio e con un conseguente dialogo con le aziende oggetto di controversie. L’analisi è svolta dal Pri, dal consulente Vigeo e dai gestori, che analizzano oltre al rating altri elementi finanziari ed extra finanziari.

L’azione di Cometa non è individuale, ma è svolta attraverso i network del segretariato Pri. L’engagement in futuro potrà comprendere anche l’esercizio del diritto di voto in assemblea. «Quest’anno è un passo ancora prematuro e ancora non abbiamo ricevuto dal Pri a da Vigeo notizie sulla richiesta a partecipazioni. In ogni caso lo faremo all’interno di network e non come singoli non lo faremo. Non è tipico dell’industria del fondi. Occorre garantire distinzione tra investitore e azionista».

La decisione di aderire al Pri è stata presa nel novembre del 2010 per motivi etici, perché tra i ruolo di un investitore istituzionale secondo il Fondo Cometa c’è anche quello di tener presente considerazioni extra finanziarie che portino a una crescita dell’economia compatibile con la tutela ambientale e sociale. Non sono state, invece, fatte analisi sui rendimenti di benchmark etici. «Nella tematica di responsabilità sociale – spiega Agazio – cogliamo l’aspetto di engagement. Sicuramente il rispetto di alcuni princìpi etici e di sostenibilità è un fattore che consente nel lungo periodo di avere aziende solide, non esposte a rischi, mentre abbiamo notato che alcuni clamorosi fallimenti erano accompagnati da scarsa trasparenza e una governance carente. Ma sulla redditività delle aziende sostenibili e responsabili le analisi sono ancora empiriche».

Lo spettro degli investimenti per i fondi chiusi è limitato dalla legge e per allargarlo si attende il nuovo decreto 703, che dovrebbe aprire la possibilità di investire in nuovi strumenti quali il real estate, il private equità e le commodity. I prossimi investimenti “alternativi” saranno presi in considerazione per la loro possibilità di rendimento per il fondo, ma non solo. «Terremo in considerazione anche la ricaduta positiva nel mondo in cui viviamo, per cui saremo aperti per esempio al project finance, al finanziamento di imprese solide che non hanno crediti dalle banche e al social housing».

Fausta Chiesa

 

A cura di ETicaNews