18 febbraio 2013 – Si riduce la distanza tra finanza e terzo settore. O meglio, tra finanza e social business. La conferenza con cui Fondazione Cariplo e Banca Prossima, venerdì scorso, ha presentato una partnership legata a un progetto di housing sociale, ha rivelato in controluce una serie di spunti che lasciano immaginare un significativo cambio di paradigma.

Il primo spunto è la presenza, in una sala gremita di esponenti del terzo settore, del numero uno del principale gruppo bancario italiano: Enrico Cucchiani, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo. Certo, è facile evidenziare i legami che intercorrono tra Intesa, Cariplo (suo azionista) e Prossima (sua controllata). Ma è la prima volta che un manager di tale livello “scende” nell’arena del business sociale, prende la parola e “benedice” la sua creatura. C’è chi commenta che Prossima comincerà a riservare sorprese nei conti. O che, finalmente, si stia finalmente trovando il modo di esprimere nel terzo settore quel potenziale di business (sociale) fino a oggi rimasto soffocato da logiche prettamente erogatorie.

Ed ecco il secondo spunto. Il superamento delle logiche. L’amministratore delegato di Banca Prossima, Marco Morganti, ha illustrato il progetto Terzo Valore, una piattaforma di crowdfunding attraverso la quale sono già stati finanziati 23 progetti. Si tratta di un’iniziativa che, mentre si attendono le direttive Consob per un regolamento nazionale come previsto dalla legge Crescita 2.0 (si dice entro il 19 marzo), può già contare sull’autorizzazione della stessa Commissione e di Banca d’Italia, essendo il primo modello di crowdfundig con garanzia bancaria. Di fatto, chi vuole sostenere un progetto, diventa un finanziatore dello stesso (quindi, non solo e necessariamente un donatore) con tagli da 500 euro a un massimo di 10.000 euro per le persone fisiche e di 50.000 euro per le persone giuridiche.

L’aspetto significativo è che si fa leva sulla rete del terzo settore per creare tanti “banchieri sociali”. È evidente, in questo modo, che al concetto di donazione si sostituisce quello di investimento. Per giunta, per quanto ridotto, a tasso remunerato. Il che porta con sé un ulteriore concetto chiave: i prenditori di questo denaro dovranno fare i conti con la necessità di restituirlo, garantendo, per quanto minimo, quel rendimento promesso. Il concetto di non profit, in questo caso, si affianca a una richiesta di “sostenibilità” economica.

In queste sfumature di capitalismo-sociale che entrano nel terzo settore, la conferenza di venerdì ha rivelato un terzo spunto. Per quanto il concetto non sia stato troppo enfatizzato (evidentemente, appunto, meglio sfumare), è spuntato un qualcosa che comincia ad assomigliare a un “social bond”. Nella sua presentazione, Davide Invernizzi ha parlato di «obbligazione sociale» riferendosi a un progetto di housing sociale in via Padova (Maison du Monde) per il quale si punta a raccogliere 5 milioni di euro. Nell’operazione è entrata Fondazione Peppino Vismara che ha sottoscritto un bond settennale per 2 milioni di euro, remunerato al tasso di inflazione oltre alla garanzia del rientro del capitale (l’obbligazione “Serie speciale Banca Prossima” è emessa dal gruppo Intesa Sanpaolo). Il finanziamento è indirizzato all’operazione specifica e l’accompagnerà per un certo periodo di vita, e contribuirà all’abbassamento dei tassi complessivi (il 3% finale) che il gestore del progetto dovrà pagare all’erogatore Banca Prossima. Rispetto alla definizione classica di social impact bond, non c’è ancora un legame diretto tra il rendimento dell’obbligazione e l’esito del progetto finanziato, ma l’impianto crea una correlazione assai più stretta di altre iniziative millantate fino a oggi come social bond.

Insomma, il modello di impact investment non sembra così lontano.

Quando, al termine della conferenza, il presidente della Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti si è visto accerchiare dai giornalisti, ha replicato con l’abituale fermezza alle “solite” e prevedibili critiche sul modello delle Fondazioni.

Nessuno gli ha chiesto se e quanto, per rinnovare quel modello, quelli che ha lanciato venerdì siano stati i segnali dell’avvio di una svolta.

 

A cura di ETicaNews