5 dicembre 2012 – Responsabilità sociale non si declina soltanto in ambiente e società, ma anche in governance e trasparenza. Nel report 2012 sulla sostenibilità, Procter&Gamble dedica alcune delle 83 pagine alla propria struttura societaria e a pratiche e cifre dell’attività di lobbying.

Il gruppo rileva anche che il board of directors (il cda) «ha adottato linee guida per determinare l’indipendenza di propri membri: al 30 giugno 2012, dieci degli undici amministratori si qualificavano come indipendenti». E che esiste un manuale di condotta mondiale che si applica ad amministratori, dirigenti e impiegati che, oltre a garantire il rispetto delle leggi e delle policy, riguarda anche i temi dello sviluppo sostenibile. Ogni dipendente, dal senior management in giù, riceve un training obbligatorio su questo manuale ed è considerato responsabile nell’adeguarsi agli standard indicati. Si fa cenno poi ai criteri di remunerazione di tutti i dipendenti. Tre i mantra delineati dall’apposita Commissione: supportare la strategia di business, pagare per la performance e pagare in maniera competitiva.

Accanto alla governance si apre il capitolo “coinvolgimento politico”. «P&G – si legge nel report – partecipa nel processo politico per aiutare a modellare le politiche pubbliche e la legislazione che ci aiuta a toccare più vite, in più parti del mondo, in modo più completo». Questa affermazione è stata modificata rispetto al report dell’anno precedente, quando nello stesso punto si diceva invece: «P&G partecipa nel processo politico per aiutare a modellare le politiche pubbliche e la legislazione che ha un impatto diretto sul gruppo».

In ogni caso, una parte importante di questa attività è l’attività di lobbying a Washington e nelle capitali chiave del mondo, dove il gruppo presenta il proprio punto di vista. Dove le leggi lo permettono, P&G coinvolge ed “educa” i policy maker e gli stakeholder chiave su temi che impattano sul proprio business, facilita lo scambio di informazioni tra i decision maker e le organizzazioni di policy pubbliche lavorando sia unilateralmente sia in coalizioni o associazioni dell’industria. Nell’anno di calendario 2011 P&G ha riportato 4,04 milioni di dollari (in linea con i 4,13 milioni di dollari del 2010) di spese per l’attività di lobbying, dichiarate nei documenti alla Camera dei Rappresentanti e al Senato, e un totale di 362.362 dollari di spese di lobbying negli Stati Usa. Nell’Unione europea nell’anno fiscale 2010-2011 le spese si sono attestate sui 400.000mila euro, (tra i 350mila e i 400mila euro l’anno precedente). Nel 2011-2012 P&G ha pagato circa 8,3 milioni di dollari in quote a associazioni di commercio o industriali americane con quote annuali da 25mila dollari o più, di cui 1,5 milioni di dollari (il 18%) sono stati identificato da più di 50 associazioni come fondi spesi per attività di lobbying e politiche.

P&g si impegna poi nel processo politico fornendo supporto finanziario a iniziative di voto selezionate e campagne a sostegno di tematiche che hanno un diretto impatto sulla «nostra abilità di toccare e migliorare le vite dei consumatori», recita la disclosure. Nel 2011 P&G ha raccolto 60mila dollari di contributi in iniziative di voto e altre campagne di patrocinio che avevano un diretto impatto sul business e sui dipendenti». Erano 150mila nel 2010.

Ma P&G precisa anche: «La nostra policy è di non usare i soldi aziendali per supportare “Super Pacs” (una nuova forma di comitati di azione politica – Pac, comitato azione politica – che in seguito alla decisione della Corte Suprema americana del 2010 sono in grado di investire senza limiti di spesa purché non spendano soldi in accordo o concerto con il candidato che stanno supportando, ndr), le 527 organizzazioni o candidati negli Stati dove è legalmente possibile invece farlo. Inoltre, P&G non ha piani di utilizzare fondi societari per supportare spese politiche indipendenti per influenzare le elezioni federali, né di dare contributi alle associazioni per questo scopo. Dal 2012 notificheremo alle associazioni chiave su base annuale che le nostre quote annuali non possono essere usate per spese elettorali o spese politiche indipendenti».

Infine, la Good government fund (Ggf) è il comitato di azione politica di P&G, che permette ai dipendenti di versare personali e volontari contributi finanziari per supportare candidati a livello federale, statale e locale che supportano temi rilevanti per il business e la qualità della vita nelle comunità in cui si vive e si lavora. Il supporto ai candidati è basato sul loro supporto alle tematiche di P&G e su prolungate relazioni con strutture o dipendenti P&G. Nel report 2012 non si fa riferimento ai soldi raccolti dal Ggf nel 2011. Nel 2010 il Pac ha raccolto 224 contributi per 224.380 dollari, in media mille dollari a contributo.

Elena Bonanni

 

A cura di ETicaNews