19 settembre 2014 – Unire l’etica al guadagno si deve. Lo insegna la storia passata, e soprattutto presente, dei Giainisti, i seguaci del gianismo (o Jainismo), una religione non-teistica tra le più antiche al mondo, basata sugli insegnamenti dell’asceta Mahavira che visse nel sesto secolo aC, diffusa nel Sud dell’Asia e in particolare in India, dove ha 4 milioni di adepti. La dottrina ha un principio cardine irrinunciabile: la non violenza (“ahimsa” in sanscrito, che è anche alla base dello yoga), una regola portata avanti nei confronti di tutti gli essere viventi, anche i più piccoli, perché tutte le forme di vita sono uguali.

I giainisti sono rigidamente vegetariani, non bevono alcolici, non fumano e non possono svolgere alcuna professione connessa con l’esercizio della violenza. Per i loro precetti morali, non potevano fare i contadini perché arando avrebbero rischiato di uccidere gli insetti.

Il loro business sono diventati i diamanti. Negli Stati del Gujarat e del Rajasthan, dove erano più numerosi, i giainisti si sono guadagnati nel tempo la fama di artigiani accurati, e di onesti commercianti di pietre.

La fortuna di questi artigiani e mercanti ha avuto inizio circa 40 anni fa quando il business dei diamanti è diventato globale ed è esplosa la domanda di gemme di qualità a prezzi convenienti. Con il tempo, i giainisti sono arrivati a controllare il mercato dei diamanti a livello mondiale e occupano alte cariche in banche internazionali. Il loro nome spesso coincide con la parola Jain. Anshuman Jain è Co-Ceo di Deutsche Bank dal 2012. Gli Sahu Jainm sono un’importante famiglia di industriali jainisti. Possiedono il Gruppo Times, che pubblica il giornale Times of India.

In India sono la comunità più ricca e colta, tanto che sono stati definiti “gli ebrei d’India”. Benché rappresentino meno dell’1% della popolazione, contribuiscono al 25% del Pil e al 24% della tassazione sul reddito e al 62% della beneficenza e posseggono la maggior parte dei giornali.

La ricchezza non è un peccato. La loro morale nei confronti dei soldi è citata nel testo religioso più sacro, il Bhagavati Aradhana: «L’avidità anche per un solo pezzo di paglia produce il peccato, ma se una persona non ha avidità anche se veste una corona non può commettere peccato».

Sono ricchi, non disprezzano il guadagno, ma esigono la non violenza. Come fare a investire i propri soldi? Finora era facile che si presentassero problemi, perché temevano, per esempio, che nei fondi comuni ci fossero società con un business che riguardasse attività che la loro religione vieta.

La soluzione al problema se la stanno creando da soli: di recente, hanno richiesto la nascita di un indice di Borsa compatibile per i loro precetti, in modo tale che i fedeli possano investire in tutta tranquillità. Sebbene le componenti dell’indice Giainista rimangano ancora da decidere, i sostenitori dell’iniziativa hanno già escluso l’inserimento di aziende che trattano carne, alcolici, pelle, tabacco, pesticidi e armi.

Fausta Chiesa

A cura di ETicaNews