24/01/2014 – Ore 14:04

La Commissione Europea ha reso noti il 22 gennaio scorso il nuovo pacchetto di obiettivi e interventi per la lotta ai cambiamenti climatici, di fatto il punto di riferimento per le politiche energetiche nell’Unione europea.

Entro il 2013 i Paesi aderenti dovranno ridurre le loro emissioni di gas serra del 40 % rispetto ai livelli del 1990. E’ stato stabilito anche un target di generazione di energia da fonti rinnovabili pari “almeno” al 27% sui consumi finali di energia, che tuttavia è vincolante a livello europeo ma si basa su impegni “non vincolanti” a livello nazionale. La Commissione ha voluto lasciare ai governi “margini di solvibilità”.

Il punto più controverso è proprio quest’ultimo. Reazioni negative sono arrivate dalle associazioni di categoria europee delle rinnovabili, dalla Ewea (filiera industria eolica), dall’Epia (industria fotovoltaica) e ovviamente dall’associazione italiana (Assorinnovabili).

La mancanza di target nazionali sulle rinnovabili rappresenta un elemento di incertezza per tutti coloro che progettano di investire in un settore già duramente colpito dalla riduzione degli incentivi in Paesi come Germania, Francia, Italia e Gran Bretagna e che nel 2013 ha visto calare gli investimenti del 41% a 58 miliardi di euro. In Gran Bretagna, per esempio, sono già stati abbandonati importanti progetti nell’eolico off shore da parte di Rwe e di Scottish Power, e molti altri potrebbero non partire mai.

Il premier inglese David Cameron è stato uno dei maggiori sostenitori dell’eliminazione del vincolo “nazionale” all’uso delle rinnovabili. In una lettera inviata a dicembre al presidente della Commissione europea Barroso, Cameron ha sostenuto che target nazionali per l’uso delle rinnovabili sarebbero costati ai cittadini inglesi 9 miliardi di sterline (11 miliardi di euro) all’anno sino al 2030 (ricordiamo che in Italia il costo a regime sarà di circa 14 miliardi di euro all’anno).

Per il premier inglese l’assenza di target vincolanti consentirà al Regno Unito di sviluppare altre tecnologie, come il nucleare, lo stoccaggio della CO2, l’efficienza energetica, per raggiungere gli obiettivi di riduzione della C02 senza aumentare il costo dell’energia.

La decisione della Commissione europea è positiva per i generatori tradizionali, dato che porterà ad una riduzione degli incentivi alle energie rinnovabili nel medio termine.

Gli obiettivi sfidanti in termini di riduzione di CO2 dovrebbero inoltre portare a un incremento, nel medio termine, dei prezzi dell’energia per effetto dell’incremento dei prezzi dei permessi di emissione (secondo alcuni potrebbero raddoppiare rispetto ai livelli attuali).
Per ora dormono sonni tranquilli: Egpw [EGPW.MI], A2A [A2.MI], IREN [IREE.MI] ed ENEL [ENEI].

Nel settore delle rinnovabili l’impatto è positivo invece per gli operatori dotati di una potenza installata diversificata sia dal punto di vista tecnologico che geografico (Falck Renewables [AA4.MI]) e una pipeline in sviluppo fuori dal vecchio continente (TerniEnergia [TRNI.MI]).

Favoriti anche gli operatori attivi nel campo dell’efficienza energetica (Kinexia [KINX.MI]/Innovatec [INCI.MI]).

 

A cura dell’Ufficio Studi di Websim