11 settembre 2012 – Le fonti pulite sono arrivate a una svolta. In tutto il mondo il taglio degli incentivi ha portato a una scrematura fra le imprese del settore: quelle che erano in cerca di guadagni facili stanno smobilitando, mentre le altre crescono.

«A livello globale, ma anche in Italia, è in atto un rapido processo di concentrazione», spiega Andrea Gilardoni, autore con la sua Agici e Unicredit dell’Osservatorio Internazionale dell’Industria e la Finanza delle Rinnovabili. «Il comparto delle rinnovabili è uno di quelli che meglio hanno retto i colpi della crisi precisa Gilardoni -. Ma l’industria italiana potrebbe avere un ruolo più importante nel mercato globale delle rinnovabili. Certo, molte partite sono perse o irrecuperabili, ma varie sono ancora le nicchie dove possiamo affermarci o consolidare la nostra posizione. Ci vuole uno sforzo congiunto ove imprese grandi e piccole, finanza, tecnologia e istituzioni collaborino in un disegno unitario».

Il 2011 è stato un anno record per gli investimenti nell’energia pulita in Italia, ammontati a 28 miliardi di dollari, il 38,4% in più rispetto ai 20,2 miliardi del 2010. Negli ultimi cinque anni, ci siamo distinti come uno dei mercati delle rinnovabili più dinamici al mondo, al primo posto per tasso di crescita degli investimenti fra i Paesi del G-2O, secondo l’ultimo rapporto Pew. Ma la distribuzione delle risorse è stata molto sbilanciata verso l’energia del sole: nel quinquennio 2007-2011, il fotovoltaico ha attratto l’83% degli investimenti, l’eolico il 12% e le altre energie rinnovabili (inclusi i biocarburanti) il 5%.

 

di Elena Comelli – Il Sole 24 Ore

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