3 luglio 2014 – Negli ultimi 25 anni si è aperto un ampio divario tra il valore di mercato delle società dell’S&P500 e il loro valore di libro. Tanto per capire di che spread stiamo parlando, si sappia che attualmente la deviazione è pari all’80% circa. Secondo la ricerca condotta dalla società di analisi e ricerche Ocean Tomo, questo “gap” indica che gli asset fisici e finanziari iscritti a bilancio corrispondono a meno del 20% dell’effettivo valore dell’impresa. Il restante 80% del valore è dato quindi da asset intangibili. Un risultato così forte non poteva non essere oggetto di analisi approfondita di quella parte della finanza Sri più sensibile e consapevole. arrivando non a caso a costituire il tema portante dell’ultima relazione trimestrale di ING Sustainable Equity.
Secondo alcuni studi accademici, citati da ING IM, il motivo principale per cui gli asset intangibili non sono integrati nell’analisi risiede nel fatto che il mercato non dispone di informazioni sul loro valore. Se ciò era vero in passato, oggi i dati disponibili sono sempre più numerosi, il mercato però, impiega ancora tantissimo tempo a incorporare gli intangibili nei prezzi azionari. Edmans ha dimostrato che l’intero processo di integrazione richiede dai 4 ai 5 anni.
Gli analisti di ING Investment Management sono però andati oltre. Sono arrivati a individuare una delle variabili più rilevanti degli asset intangibili, il capitale umano.
A loro sostegno si inseriscono anche le conclusioni di uno studio di UBS: «il capitale umano (in particolare la soddisfazione dei collaboratori) è il driver fondamentale della creazione di valore in molti settori, tuttavia il suo impatto sulla bottom-line delle aziende varia enormemente da settore a settore». L’impatto più diretto sulla creazione di valore sembra essere strettamente correlato alle società innovative e orientate al cliente. Nel caso di società impegnate ad affrontare sfide strutturali o importanti cambiamenti organizzativi ci si potrà aspettare un morale piuttosto basso tra i dipendenti. Per quanto siano consapevoli dell’importanza di investire nella forza lavoro per generare utili a lungo termine, molte società talora decidono di ridurre gli investimenti in questo ambito per risparmiare nel breve periodo. Il capitale umano è diventato un tema di estrema attualità, ma troppo spesso dimenticato dagli analisti, anche quelli specializzati in Sri e fattori Esg (environmental, social, governance). Che errore.
Nel report di ING IM viene sottolineato che l’Enciclopedia Britannica riferisce il termine “capitale umano” all’insieme delle risorse collettive intangibili acquisite dagli individui e dai gruppi di una determinata popolazione. Tali risorse comprendono tutte le conoscenze, il talento, le competenze, le abilità, l’esperienza, l’intelligenza, la formazione posseduti individualmente e collettivamente che, nell’insieme, rappresentano una forma di ricchezza a disposizione delle nazioni e delle organizzazioni per conseguire i propri obiettivi. «Il capitale umano disponibile consente a un’economia o un’azienda di generare ricchezza materiale, e probabilmente rappresenta l’asset intangibile di maggior valore per un’organizzazione». Il modo in cui il capitale umano viene sviluppato e gestito può costituire uno dei principali fattori determinanti della performance economica e organizzativa. I dipendenti felici sono più impegnati e fedeli, mentre un basso livello di turnover significa che i dipendenti migliori rimangono in azienda e sono più produttivi. In termini generali, questo incide positivamente sulla performance a lungo termine di una società, in quanto comporta livelli più elevati di futuri cash flow attesi e un rischio complessivamente inferiore.
La maggior parte delle aziende è consapevole di questo aspetto, ma motivare i dipendenti non è un compito facile. Attenzione, la remunerazione economica non è l’unico elemento di motivazione: fattori intrinseci quali il riconoscimento, le opportunità di crescita e l’atmosfera positiva contano altrettanto, se non di più. La flessibilità dell’ambiente di lavoro è un fattore che sta assumendo crescente importanza, inoltre i dipendenti (soprattutto le generazioni più giovani) sono sempre più spesso alla ricerca di un “lavoro significativo”: vogliono lavorare per aziende che possano dimostrare di apportare benefici alla società in senso ampio.
Ma qual è la posizione di ING IM su questo tema? La società assicura: «in quanto investitori responsabili, integriamo tale aspetto nel processo di investimento». Per la strategia ING Sustainable Equity, il capitale umano (condizioni di lavoro, relazioni sindacali, diversità, soddisfazione dei dipendenti, ecc.) rappresenta un elemento importante. «Nel determinare il nostro universo eleggibile teniamo in debito conto questo fattore, incluso nel database di ricerca Sustainalytics. Per quanto sia importante sapere se una società dispone di policy adeguate (e quindi comprenderne il livello di trasparenza), è ancora più importante valutare quali sono le prassi effettivamente attuate dalla società in quest’area». Gli analisti vanno alla ricerca di un track record positivo, non di un semplice “greenwashing”. Oggi i report di ricerca sell-side contemplano sempre più spesso anche argomenti collegati al capitale umano, anche se quest’area è meno seguita dalla comunità degli investitori. «Il capitale umano è stato inserito tra le priorità di molte società e numerosi governi. In ING IM siamo costantemente aggiornati sulle ricerche più recenti e sugli ultimi report pubblicati dalle Ong in tema di capitale umano, e spesso affrontiamo le tematiche ESG con il management delle aziende di diversi settori. Lo scambio di opinioni coinvolge sia gli specialisti Esg che gli analisti “mainstream”».
Qulache esempio di società con cui ING IM si è confrontata direttamente su questo tema? «Il capitale umano è stato uno degli argomenti più importanti nell’ambito delle attività di coinvolgimento che abbiamo condotto negli ultimi due anni con la società retail olandese Ahold e la società mineraria sudafricana Lonmin, per citarne solo alcune. Siamo fermamente convinti che l’integrazione degli aspetti ESG nel tradizionale processo di investimento, esemplificata dal tema del capitale umano, consenta ai nostri investimenti di sviluppare un migliore profilo rischio-rendimento nel lungo periodo».
Ma è possibile quantificare il legame tra performance in Borsa? Per saperlo appuntamento a giovedì prossimo con il nuovo approfondimento RisparmioSri su ETicaNews.
A cura di ETicaNews