20 febbraio 2014 – La notizia è passata, stranamente, quasi inosservata nel mondo della finanza. Anche in quella che si definisce Sri e in quella specializzata nei fondi pensione. Ma come afferma, con una punta di giustificato orgoglio, la stessa Federazione Italiana Lavoratori Costruzioni e Affini «è una svolta etica molto importante». E, aggiungiamo noi di ETicaNews, una best practice per tutta l’industria dei fondi pensione. Arco, il Fondo Pensione Complementare costituito dalla Filca-Cisl e rivolto ai lavoratori di numerosi settori (legno, sughero, mobile, arredamento e boschivi/forestali, laterizi e manufatti in cemento e lapidei) farà d’ora in avanti solo investimenti socialmente responsabili.

La decisione è stata presa direttamente dal Consiglio di amministrazione che ha approvato le linee guide con le quali si stabilisce che Arco sottoporrà il portafoglio azionario ed obbligazionario ad una analisi periodica, per verificare che le società investite, direttamente o tramite partecipate, non siano nella black list. Certo, lo si può considerare ancora solo un primo passo verso gli Sri, quello del principio di esclusione, ovvero dell’identificazione e dell’espulsione dei «cattivi». Si dovrà poi, passare all’applicazione del principio di inclusione, ovvero di selezione attiva degli investimenti «buoni», quindi che per l’attenzione all’impatto sociale meritano di più di entrare in portafoglio. In ogni caso rappresenta un passo di una portata enorme, da cui non si torna più indietro e che rischia di mettere presto in fuori gioco, per non dire fuori dal mercato, tutti quei fondi ,pensione in testa, che non si sono ancora mossi verso un vero e proprio approccio Sri. D’altronde non è un caso che una società di gestione leader come Swiss & Global abbia di recente ammesso che la virata verso un approccio Sri degli investimenti nel mondo non è questione di «se» ma di «quando».

Come procederà da adesso in avanti il fondo Arco nel gestire un portafoglio superiore ai 416 milioni di euro e costruito con i versamenti di 34mila lavoratori iscritti distribuiti in più di 3mila aziende su tutto il territorio nazionale? Eviterà di inserire in portafoglio tutte quelle società che sono coinvolte nella produzione di bombe cluster o di loro componenti, nella produzione di mine antiuomo, di armi nucleari, di tabacco, o che si siano rese responsabili di violazioni delle convenzioni internazionali sui diritti umani e convenzioni Ilo, o che abbiano violato la Convenzione internazionale sulla biodiversità. Inoltre verranno segnalati tutti gli emittenti che sono stati accusati di aver provocato gravi danni a ecosistemi, habitat naturali e specie animali e vegetali in aree protette.

L’orgoglio di una decisione così illuminata è tutto nelle pariole del vicepresidente del Fondo, Piero Baroni, rappresentante della Filca-Cisl nazionale: «Siamo davvero orgogliosi di questa scelta – dichiara il – che ci rende un soggetto virtuoso nel campo della responsabilità sociale e conferma il nostro ruolo di investitori istituzionali molto attenti e sensibili sul fronte delle tematiche sociali, ambientali e di governance».

Quella di Arco non è stata una boutade improvvisa o un frutto di un colpo di marketing. E’ invece il risultato di un percorso di crescita etica che aveva registrato una tappa importante il 26 gennaio scorso quando Arco aveva pubblicato Le linee guida stabilite in merito agli investimenti socialmente responsabili con le quali il Fondo ha deciso di monitorare eventuali rischi extra finanziari di portafoglio riferiti alle tematiche specificate in queste linee guida, al fine di escludere eventualmente dall’universo investibile le aziende di alcuni settori o, principalmente, di influenzare il comportamento delle aziende emittenti in cui si investe, attraverso un dialogo ed un confronto su tematiche sociali, ambientali e di governance.

Fabrizio Guidoni

A cura di ETicaNews