9 luglio 2013 – Walmart è stata messa all’indice per le condizioni di lavoro dei suoi appaltatori, Yahoo! per violazioni di libertà di espressione in Cina, Chevron per le ingenti multe sull’inquinamento in Amazonia ed Ecuador. Sono solo alcuni degli esempi delle multinazionali bandite dai grandi investitori europei che vogliono investire responsabilmente. Vere e proprie blacklist che escludono quelle società colpevoli di serie e ripetute violazioni delle maggiori convenzioni internazionali (norm-based exclusion). E che guidano le scelte dei grandi fondi che non vogliono trovarsi coinvolti con realtà che presentano rischi sociali eccessivi.

Lo rileva uno studio pubblicato dal centro di ricerche francese Novethic, che ha analizzato le blacklist pubblicate da 19 investitori del Nord Europa che gestiscono complessivamente 1,5 trilioni di euro (1.500 miliardi di euro). L’obiettivo dello studio è capire quali società sono finite nel mirino e quali azioni sono state messe in atto (tre le categorie individuate: le leggi sul lavoro, la violazione dei diritti delle popolazioni locali; la complicità negli abusi commessi dalle autorità pubbliche in particolari aree), per poi cercare di misurare l’impatto di questa esclusione sulle pratiche controverse messe in atto dalle compagnie. Cioè se la reazione degli investitori Sri ha in effetti comportato un ravvedimento dell’azienda. La domanda che Novethic si pone è: «Gli investitori responsabili stanno cambiando i giochi?». La risposta non è semplice: «È difficile identificare precisamente casi in cui gli investitori da soli hanno giocato un ruolo in azioni correttive», rileva Novethic, ma ci sono segnali che gli investitori, insieme alle Ngos e ai media, stanno aumentando la loro influenza.

Ciò che è evidente è che tra gli investitori è in atto un rilevante cambio di paradigma: gli investitori che utilizzano l’approccio “norm-based exclusion” non temono più solo effetti negativi sulla loro reputazione, ma puntano a limitare la possibilità di essere accusati di complicità nelle violazioni e le perdite finanziarie che potrebbero derivare: «Condannando senza ambiguità i modelli economici che conducono a violazioni dei diritti umani – spiega Novethic – gli investitori mostrano la loro convinzione che tali violazioni alla fine portano con sé costi troppo alti per le stesse società». In ultima analisi, ciò che da sempre guida il concetto di Responsabilità sociale di impresa.

SERVIZI DI ALERT ED ENGAGEMENT
E la crescente popolarità dell’approccio ne testimonia la crescente rilevanza. Secondo i dati Eurosif citati da Novethic, l’approccio norm-based exclusion ha riguardato oltre 2.340 miliardi di euro di asset nel 2011, con un aumento del 54% dal 2009. Nato nel Nord Europa, ha caratterizzato la policy del fondo sovrano norvegese (famoso per le sue best practice e trasparenza) e, fa notare Novethic, si è diffuso sempre più tra i fondi pensione olandesi come pratica predominante, assieme alla partecipazione degli azionisti (shareholder engagement). Infine, è una delle strategie di investimento adottata da un buon numero dei maggiori asset manager che vogliono evitare di essere coinvolti in grandi controversie, anche se non viene tradotta in specifiche blacklist o policy di investimento. Al punto che, sempre secondo l’analisi «le agenzie di rating di sostenibilità stanno gradualmente implementando un servizio di alert sulle controversie e stanno registrando un crescente interesse tra gli investitori. Nel 2011, solo due terzi delle agenzie identificate da Novethic offriva il servizio di alert; nel 2013 lo offrono tutte. Il trend è ancora più significativo in termini di servizi di engagement, cioè di interazione con la società posseduta, e che comporta pressione sulla società perché metta fine alle violazioni di cui è accusata. Solo il 20% delle agenzie offriva questo servizio nel 2011, contro il 75% attuale».

Elena Bonanni

 

A cura di ETicaNews