Iter burocratici lunghi e farraginosi per ottenere le necessarie autorizzazioni agli investimenti, incertezza della regolamentazione sugli incentivi. Dopo avere amaramente sperimentato sulla propria pelle queste “tipicità” italiane, Falck Renewables [AA4.MI] ha varato due giorni fa un nuovo piano industriale che prevede da qui al 2017 420 milioni di euro di investimenti, da realizzare tutti all’estero. Investimenti massicci per una società che nel 2012 ha realizzato ricavi per 275 milioni (+10%), con un Ebitda di 158 milioni (+11%). E infatti l’idea guida del piano è di trovare uno o più partner strategici con cui realizzare gli investimenti in joint venture.

Il piano prevede anche un importante ribilanciamento delle attività di Falck Renewables, società controllata per il 60% dalla famiglia Falck, oggi particolarmente concentrata sulla produzione di energia “intermittente” con 655 Megawatt di capacità installata nell’eolico su una capacità totale di 716 Mw.

“Ormai in Italia e in Europa viene prodotta troppa energia da fonti intermittenti, eolico e solare, il che crea forti problemi ai gestori delle reti”, spiega l’amministratore delegato, Piero Manzoni. “I gestori hanno bisogno di programmare in anticipo e in dettaglio i flussi di energia. Noi ci siamo attrezzati con un ottima struttura di meteoforecast che ci dà, pala per pala e ora per ora, le previsioni del vento del giorno successivo, ma anche così non possiamo evitare di incappare nelle penali che il gestore applica a chi non rispetta le previsioni”.

La scelta strategica conseguente è di puntare sulle energie “programmabili”, vale a dire il Waste to Energy (bruciare rifiuti), gli impianti di digestione anaerobica e le biomasse di scarto. In queste attività Falck Renewables intende investire 250 milioni di euro nei prossimi quattro anni, anche tramite acquisizioni di impianti esistenti, con l’obiettivo di raggiungere una capacità installata di circa 81 Mw nel 2017. Nel settore solare fotovoltaico non sono previsti ulteriori investimenti.

Per quanto riguarda la redditività, in Italia con il piano incentivo di oggi l’eolico dà maggiori risultati delle biomasse, “ma i vantaggi di programmazione sono tali da renderlo meno conveniente”, dice Manzoni.

L’eolico non sarà abbandonato, tutt’altro: la crescita continua ma secondo parametri ben precisi. Nell’eolico saranno investiti circa 145 milioni, focalizzati solo in Gran Bretagna, dove c’è abbondanza di vento regolare, e in altri Paesi che hanno sistemi energetici rinnovabili in espansione.

Per realizzare questi investimenti dovrà realizzarsi l’idea guida che sorregge tutto il piano: quella di trovare partener strategici che affianchino la società nelle sue attività future. In dieci mesi di lavoro la banca d’affari Rothschild, incaricata nel giugno 2012, ha selezionato una decina di soggetti, investitori istituzionali e gruppi industriali, potenzialmente interessati ad acquisire una quota di grande minoranza (49%) negli impianti eolici che Falck Renewables possiede in Gran Bretagna. “Il nostro obiettivo non è vendere per vendere, non ne abbiamo bisogno. Ci interessa trovare qualcuno che investa con noi nel futuro”, spiega Manzoni.

I primi ad essere offerti saranno gli asset in Gran Bretagna, poi quelli in Italia. “Contiamo di chiudere le trattative al più tardi nei primi mesi del 2014”, dice l’amministratore delegato di Falck Renwebles.
Una parte del ricavato (circa il 60%) andrà alla riduzione del debito, che al 31 marzo scorso ammontava a742 milioni di euro, senza tenere conto dei derivati di copertura (825 milioni con i derivati). Il debito “corporate”, spiega Manzoni, è di circa 70 milioni e scade nel 2015, il resto è tutto project financing, e quindi legato al valore e alle performance degli asset.

Il piano prevede di arrivare nel 2017 con una capacità installata di 865 Mw e un debito netto di 640-660 milioni. L’obiettivo di Ebitda del 2017 è di 225 milioni di euro.

E se trovaste investitori interessati a entrare direttamente in Falck Renewables invece che nelle società operative sottostanti?
“Tutto si può fare, dipende dal prezzo, perché le attuali quotazioni di Borsa non rispecchiano il valore dei nostri asset”, risponde Manzoni, che cita i valori di mercato delle rinnovabili: 2 milioni di euro a Mw installato per l’eolico e 4 milioni per il solare, le biomasse e il Waste to energy.

In base a queste quotazioni, il valore degli asset di Falck Renewables si aggira su 1,5 miliardi di euro, da cui vanno sottratti 824 milioni di debito. Il risultato è un valore equity vicino a 675 milioni, che si confronta con una capitalizzazione di Borsa attuale di 260 milioni di euro. “La nostra è una società tremendamente sottovalutata”, conclude l’amministratore delegato.

Insieme al nuovo piano industriale, il consiglio di amministrazione ha approvato il bilancio 2012. Pur in presenza di una gestione operativa in crescita, il risultati finale è una perdita di 85,4 milioni, che si confronta con l’utile di 19,8 milioni del 2011. La perdita è causata da svalutazioni per 106 milioni di euro legate alla gara del 2002 per la realizzazione di tre termovalorizzatori in Sicilia, poi sospesi, per i quali è in atto un contenzioso civile e amministrativo. Senza l’”effetto Sicilia”, il bilancio 2012 avrebbe chiuso con un utile netto di 20,6 milioni di euro.

Nei primi tre mesi del 2013 i ricavi si sono attestati a 83 milioni di euro, in crescita del 5% sullo stesso periodo del 2012. L’Ebitda è stato di 52 milioni, in linea con il primo trimestre dell’anno precedente.

di Franco Velcich

A cura di Websim