7 maggio 2013 – L’anno scorso era stata una delle società su cui Etica sgr aveva alzato di più la voce, a causa dell’apparente strategia di trasloco all’estero di parte della produzione. Quest’anno Indesit parte da una situazione migliore.
Il gruppo degli elettrodomestici all’assemblea dell’anno scorso di era impegnato a mettere in atto piani di ricollocamento, all’interno della struttura o in aziende della filiera. Il direttore generale Alessandra Viscovi aveva invitato l’azienda a prestare un’attenzione ancora maggiore alle tematiche relative alla stabilità del posto di lavoro. Promessa che – come confermato da Etica Sgr – sembra essere stata mantenuta. Il gruppo è riuscito a reindustrializzare le aree produttive di Brembate (BG) e Refrontolo (TV) e attualmente sono state ricollocate quasi il 90% delle persone. Tra le condizioni concordate con i sindacati ci sono, tra l’altro, la vicinanza del sito dove viene offerto il posto di lavoro e un inquadramento che sia in linea con il percorso professionale del lavoratore. A dicembre 2012, risultano usciti 370 dei 510 lavoratori occupati al 31 dicembre 2010 nei due stabilimenti di Brembate e Refrontolo. Dei dipendenti usciti, 73 sono stati ricollocati in altre aziende, 224 sono usciti tramite dimissione incentivata, 62 sono usciti per pensionamento e 11 sono stati trasferiti in altra sede del Gruppo.
Lo stabilimento di None (TO ), che a dicembre 2012 ha cessato la produzione, è stato riconvertito dalla stessa Indesit, che ha mantenuto il centro innovazione e ricerca e creato un polo logistico. Proseguono le attività per la reindustrializzazione interna che partirà in estate, mentre è in fase avanzata la trattativa per la reindustrializzazione esterna ed è stato avviato il percorso per 7 progetti di auto-imprenditorialità. Procedono inoltre le attività per il ricollocamento del personale presso aziende del territorio e il Piano sociale a sostegno degli altri lavoratori coinvolti.
«In merito agli strumenti di gestione dei cambiamenti organizzativi, il modello di Redundancy Management che il gruppo attiva in caso di chiusura di stabilimenti comprende una serie di iniziative a favore dei dipendenti che ne sono coinvolti, che vanno dalle attività di job training (formazione e consulenza finalizzata all’outplacement), all’incentivazione diretta, alla corresponsione di contributi alle aziende che assumono dipendenti del gruppo – ha comunicato l’azienda -. Un esempio di come sia applicata tale filosofia di gestione dei rapporti con i sindacati e i lavoratori è rappresentato dalla complessa gestione dell’accorpamento degli stabilimenti produttivi in Italia iniziato alla fine del 2010. Indesit Company ha gestito le dismissioni previste degli stabilimenti con l’obiettivo di garantire la massima tutela dell’occupazione e, dunque, il ricollocamento dei lavoratori. Per tutte e tre le ristrutturazioni aziendali, Indesit si è avvalsa di un advisor esterno, al fine di rendere omogenei i processi di ricollocamento e riorganizzazione aziendale. Le parti sociali hanno sempre espresso commenti positivi sulla linea operativa scelta dall’azienda, per l’innovatività dell’accordo e per la particolare attenzione di Indesit nella gestione della ricollocazione del personale eccedente».
Quest’anno la dg torna a Fabriano per l’assemblea che si tiene oggi alle 11, preceduta dal consiglio di amministrazione sui dati della prima trimestrale 2013 e seguita da un secondo consiglio per il rinnovo dello stesso board. Il rinnovo del cda è infatti uno dei punti all’ordine del giorno oltre all’approvazione del bilancio 2012. Due le liste presentate per gli 11 membri da scegliere: quella di maggioranza ha 10 nomi, per cui un posto andrà alla lista di minoranza.
All’attenzione della Sgr, investitore in Indesit dal 2003 e che già l’anno scorso era entrata anche nel merito tecnico-finanziario, ci saranno anche i conti. Nel 2011 la fase di ristrutturazione e il calo dei consumi, infatti, avevano pesato parecchio sui risultati (-34,4% l’utile) e, soprattutto, sul titolo (-60,6%, sebbene in Borsa avesse corso molto nel 2009 e nel 2010). Da qui anche l’osservazione non certo benevola sull’aumento del payout ratio (la percentuale di utile distribuito ai soci), passata dal 34,6% del 2010 al 40,4% attuale.
Fausta Chiesa
A cura di ETicaNews