9 aprile 2014 – Ha festeggiato nel 2013 i primi dieci anni di vita dei suoi fondi etici. Che hanno dimostrato come investire eticamente non sia penalizzante dal punto di vista dei rendimenti, specie in un’ottica di medio-lungo periodo. Anzi, i riconoscimenti che i fondi di Etica sgr, società di gestione del risparmio del Gruppo Banca Popolare Etica, ha ottenuto nel corso degli anni, dicono che l’investimento ispirato a determinati valori può anche riservare particolari soddisfazioni. Diventa quindi interessante, nell’ambito della serie di interviste dedicate da ETicaNews alle principali società che operano in Italia nel campo del rating etico, comprendere quale metodologia di “giudizio” e quale approccio siano adottati da Etica sgr. Francesca Colombo, responsabile area Ricerche, non si è certo risparmiata in questa ampia intervista, entrando nel dettaglio di molti aspetti.

Come si caratterizza il vostro modello di rating Esg?

Selezioniamo gli “universi investibili” di imprese e Stati attraverso un rigoroso sistema di valutazione socio-ambientale (il processo di selezione dell’universo investibile è certificato Iso9001, ndr), basato sull’analisi della governance, dell’impatto sociale e ambientale, e del rispetto dei diritti umani. Per i fondi, nello specifico, ogni titolo incluso nell’universo investibile è sottoposto a un doppio screening: l’applicazione di criteri negativi, o di esclusione, di determinati settori o attività, e l’applicazione di criteri positivi di valutazione basati sui temi della governance, del sociale, dell’ambiente e dei diritti umani.

Che ruolo ha il Comitato Etico?

Il Comitato Etico offre un prezioso contributo di supporto al lavoro del nostro team di analisti italiani specializzati nell’analisi Esg, che si avvale di banche dati specializzate. La sua è un’attività di orientamento e controllo: aiuta a definire i criteri, ad analizzare singoli emittenti o settori, a intraprendere le attività di azionariato attivo. È un organo indipendente e autonomo, composto da membri scelti tra personalità di alto profilo morale e di riconosciuta esperienza nel campo del sociale, dell’ambiente, dell’impegno civile, del mondo religioso e accademico. Ogni fase del nostro processo di analisi viene dettagliata in modo trasparente sul nostro sito.

Come funziona nello specifico l’esclusione, che sembra occupare uno spazio importante e distintivo nel vostro modello?

La nostra metodologia prevede la possibilità di escludere settori particolarmente controversi, come: produzione di armi, centrali nucleari, gioco d’azzardo. L’elenco è ampio. Inoltre, nei nostri fondi non vengono inclusi i titoli di Stato emessi da Paesi retti da regimi dittatoriali, coinvolti in gravi violazioni dei diritti umani, o dove vige la pena di morte. Questa metodologia, tengo a precisare, è molto precisa e rigorosa per i nostri fondi, ma può essere adattata in modo flessibile anche alle esigenze dei clienti: valutazioni ed eventuali esclusioni, in questi casi, vengono decise sulla base di criteri di analisi impostati di comune accordo col cliente.

In caso di episodi o situazioni controverse, come agite?

Quando si verifica una controversia particolarmente grave, questa viene presa in carico dal team dell’area ricerca, che svolge tutte le analisi e gli approfondimenti del caso e cerca di aprire se necessario un dialogo con l’impresa coinvolta, per approfondire sia cosa è successo, sia come l’azienda sta affrontando la problematica. Il tutto passa poi al vaglio del Comitato Etico e infine deve essere approvato dal nostro Cda, cui spetta deliberare un’eventuale esclusione del titolo dal portafoglio o, in positivo, una sua rivalutazione.

Altro dato caratterizzante la vostra attività è senz’altro l’engagement: rispetto al disinvestimento, o “exit”, quanto è efficace nello stimolare cambiamenti nell’ottica della sostenibilità? E quanto la cultura dell’engagement è presente negli investitori istituzionali italiani?

Va fatta una premessa: la nostra metodologia ci porta a inserire nell’universo investibile le società cosiddette “best in class”, le più virtuose. Pertanto, è naturale che per noi sia più stimolante e costruttivo un approccio basato sull’engagement, in grado di sollecitare l’attenzione su determinate tematiche. Il disinvestimento è un approccio più radicale, che applichiamo in casi rari, nei confronti di emittenti che non soddisfano più i nostri requisiti di responsabilità sociale. Gli investitori istituzionali italiani si stanno finalmente accorgendo dell’importante ruolo che possono svolgere in questo ambito: notiamo un crescente interesse da parte di fondi pensione, fondazioni, anche assicurazioni.

Nella “Sri community” internazionale sono in corso grandi campagne, come quella per il disinvestimento dal settore dei fossil fuel (combustibili fossili). Che posizione avete in merito?

Ogni anno definiamo un focus su argomenti di particolare rilievo. E di frequente, nel portare avanti le nostre mozioni verso le imprese, aderiamo a campagne internazionali collaborando con numerosi network, rendicontando tutto sul nostro sito. È il caso dello statement di Iccr, cui Etica sgr è affiliata dal 2005, sottoscritto insieme ad altri 200 investitori internazionali, per tutelare la salute e sicurezza dei luoghi di lavoro lungo la catena di fornitura in Bangladesh. Spesso la creazione di network di investitori responsabili è fondamentale per il raggiungimento di buoni risultati di engagement: permette di condividere gli sforzi e rafforza l’autorevolezza e la portata delle mozioni.

Da qualche tempo avete lanciato le «pillole di finanza etica». Di che si tratta?

È un notiziario settimanale via web radio, gratuito, di tre minuti. Non parla di Etica sgr, ma riassume le principali notizie della settimana in tema di responsabilità sociale. Sta dando buoni frutti: online da circa due mesi, abbiamo totalizzato oltre 1.400 ascolti.

Il sempre più forte “rumore” dei social media, dove passa ormai gran parte dell’informazione e della comunicazione anche in tema di sostenibilità, entra nelle vostre analisi?

Internet e il web 2.0 stanno sicuramente contribuendo a cambiare il livello di attenzione e di coinvolgimento delle persone. Per chi come noi ritiene la trasparenza un pilastro della finanza etica, non può che essere una buona notizia. Per questo motivo abbiamo pensato di coinvolgere clienti e utenti del nostro sito in un sondaggio per aiutarci a definire le tematiche di azionariato attivo su cui puntare per il 2014.

Si può finalmente dire che il luogo comune secondo cui «la finanza etica penalizza i rendimenti» appartenga al passato?

È un falso mito che speriamo di aver contribuito a sfatare con gli 11 anni di storia dei nostri fondi: etica e rendimento possono crescere insieme. A confermarlo ci sono anche importanti studi accademici, come una recente ricerca dell’Università di Roma Tor Vergata (L. Becchetti, R. Ciciretti, A. Dalò, S. Herzel, 2014, “Socially Responsible and Conventional Investment Funds: Performance Comparison and the Global Financial Crisis”, CEIS Working Paper N. 210, ndr), che ha preso in esame le perfomance degli ultimi 20 anni dei fondi etici confrontandole con quelle dei fondi tradizionali: nei periodi di crisi, i fondi etici ottengono migliori prestazioni.

Andrea Di Turi

A cura di ETicaNews