17 aprile 2013 – Il tema della finanza socialmente responsabile si fa strada anche nell’agenda della tre giorni di dibattiti e approfondimenti del Salone del Risparmio. Al via oggi presso l’Università Bocconi, l’appuntamento dedicato agli operatori professionali e aperto anche al grande pubblico per la prima volta dispiega un articolato programma dedicato agli investimenti Sri. L’appuntamento è alla terza giornata dei lavori, il 19 aprile. Si parte al mattino con la conferenza organizzata da Febaf dal titolo “L’insostenibile responsabilità dell’investimento?”. L’incontro, che vede anche la partecipazione di esponenti del Forum per la Finanza Sostenibile e di Eurosif, intende promuovere il dibattito sulle iniziative in tema di Responsible Investment, Sustainable Insurance, ma anche corporate governance. A seguire PopEconomy, la conferenza spettacolo, organizzata da Etica Sgr, che racconta l’evoluzione della crisi globale, e la sessione organizzata dal mensile Vita sullo stato del social venture capital e l’impact investment. Ma è nel corso dell’incontro coordinato al mattino da Manuela Mazzoleni, Direttore Operations e Mercati di Assogestioni che si affronterà uno dei temi chiave della finanza Sri, il rapporto tra la performance socialmente responsabile e il rendimento finanziario.

Perché il Salone del Risparmio ha deciso di dedicare uno spazio così ampio al tema della finanza Sri?

L’anno scorso Assogestioni, che si occupa del tema da circa dieci anni a seguito della adesione al Forum della Finanza Sostenibile, ha firmato insieme a Febaf, Ania e Abi la Carta per la Finanza Sostenibile. In quel momento ci siamo impegnati insieme agli altri soggetti a promuovere una maggiore cultura sul tema. Tanto più che in questo momento economico i prodotti costruiti secondo una logica Sri si configurano come un’opzione particolarmente adatta a rispondere a esigenze di investimento sostenibile secondo un’ottica di medio e lungo periodo. Il nostro impegno consiste nel far conoscere il tema anche presso il pubblico dei non addetti ai lavori, e da qui la scelta di dedicare una parte della terza giornata del Salone, tradizionalmente aperta al pubblico. Ma consiste anche nel promuovere a livello di sistema una maggiore trasparenza dei prodotti Sri a livello informativo.

Quale sarà il tema principale della sessione da voi curata direttamente?

Intendiamo affrontare, insieme alle società di gestione e agli analisti, la questione dell’impatto dell’utilizzo di criteri socialmente responsabili sul rendimento finanziario degli investimenti. Includere variabili extrafinanziarie quali l’impatto ambientale, le ricadute sociali e le modalità di governance nella valutazioni di investimenti non è infatti solo una scelta “etica”, ma rappresenta anche una modalità di valutazione delle società oggetto di investimento. L’inclusione di tale variabili all’interno di un approccio complessivo di valutazione può consentire infatti di valutare in modo più profondo i rischi e le opportunità di un investimento nel medio lungo periodo. In questo senso il Salone del Risparmio è il momento più adatto per promuovere questo tema tra gli operatori e presso l’opinione pubblica.

“Investimento etico: solo per anime belle?”. È davvero come indica il titolo della vostra sessione?

Il titolo è volutamente provocatorio. L’investimento socialmente responsabile non deve essere destinato solo a una nicchia di investitori, ovvero quelle che abbiamo definito come “anime belle”. Secondo uno stereotipo diffuso, chi sceglie prodotti di finanza Sri antepone il valore etico al valore finanziario dell’investimento. In realtà questa tesi va smentita: l’investimento Sri può essere invece interessante anche per chi intende avere un ritorno finanziario significativo dall’investimento. In buona sostanza, vi sono molto investitori privati che non considerano il rendimento un parametro secondario di valutazione rispetto ai criteri socialmente responsabili.

Come potranno farsi strada i criteri di valutazione Sri in un contesto di mercato che fino ad oggi ha premiato tipologie di investimento di breve periodo?

Quello che intendiamo sostenere nel corso del dibattito è che una valutazione Sri corretta può avere un impatto tendenzialmente positivo sul ritorno finanziario nel medio lungo periodo dell’investimento. La gestione del rischio può beneficiare infatti di una serie di valutazioni aggiuntive relative ai rischi extrafinanziari, tra cui il rischio ambientale e i rischi legati alla Corporate social responsability anche nella supply chain. In pratica, la sfida è quella di completare le tradizionali valutazioni del rischio con criteri di tipo Sri e di diffondere su larga scala questo approccio. Occorre tuttavia fare un passo indietro: allo stato attuale non è ancora dimostrabile una correlazione diretta tra valutazione Sri dell’investimento e ritorni positivi. Anche il prodotto etico pertanto deve essere compreso in modo corretto: si tratta in ogni caso di un prodotto destinato a investitori consapevoli in grado di capre la connessione tra rischio e rendimento in generale.

Come fare allora per far decollare questa tipologia di prodotti? Cosa manca?

In Italia mancano ancora diverse condizioni per il successo di questi prodotti, tra cui l’assenza di una sponsorship istituzionale sul tema. In parte ciò è bilanciato dall’impulso derivante dalle decisioni prese in ambito europeo. Siamo ancora lontani dalle best practise europee per motivi ben precisi: basta prendere in esame quanto accaduto in Francia dove vi è stato un percorso continuo di crescita degli investimenti Sri. In quel contesto vi è stato infatti un importante intervento del sindacato che ha introdotto un certo tipo di criteri di gestione e di valutazione nei fondi pensioni. Di conseguenza, i fondi pensione si sono dovuti “attrezzare” sia in termini di gestione, sia in termini di monitoraggio, per dare una risposta concreta a queste istanze sindacali. In parte ciò è avvenuto anche in Italia fermo restando tuttavia i limiti dimensionale dei nostri fondi pensioni. In Francia la quota detenuta dagli investitori retail sul totale degli investimenti Sri è pari al 30-40% circa sul totale. In Italia invece continuiamo invece a restare intorno al 4-5 per cento. Come Assogestioni ci rendiamo conto di dover spingere l’acceleratore su temi quali la “trasparenza” per far decollare questo particolare segmento del mercato: intendiamo promuovere anche fra i gestori criteri di massima trasparenza sia ex ante, ovvero come nel momento della selezione degli investimenti Sri, sia ex post, nella fase di monitoraggio e di verifica della reportistica.

Rosaria Barrile

 

A cura di ETicaNews