5 aprile 2013 – È inutile, al cuor non si comanda. Alle sorti dell’Italia non si può essere insensibili anche se ci si trova lontani, se il Belpaese non ha offerto opportunità per mettere al servizio di tutti saperi e conoscenze. “Giovani Italiani a Bruxelles” riunisce studenti e laureati che si trovano nella città belga desiderosi di dare un contributo di idee all’Italia. I nostri connazionali in quella che è la capitale dell’Unione Europea sono un altro confortante esempio – si pensi anche a “Fonderia Oxford” e Rena – Rete per l’eccellenza nazionale – dell’impegno propositivo di italiani all’estero che vogliono costruire un’Italia diversa, meno ingessata e più incline a valorizzare il merito. Alessia Ciardo dei “Giovani Italiani a Bruxelles” spiega a ETicaNews obiettivi ed attività del sodalizio presente su Facebook e con un sito internet . «La settimana prima delle elezioni politiche – afferma Alessia Ciardo – abbiamo anche lanciato una petizione online “#appellogiovane” . L’intento era far sentire ai candidati la responsabilità di cui avrebbero dovuto farsi carico una volta eletti. La petizione rappresenta i nostri cinque punti, le nostre cinque richieste per creare insieme un Paese per tutti».

Dottoressa Ciardo, come appare l’Italia dall’estero?

Credo che la percezione cambi in base a diverse variabili: da quanto tempo vivi all’estero, per quale motivo sei partito, cosa facevi in Italia e cosa fai nel Paese di emigrazione. Tuttavia, credo che molti saranno d’accordo con me se dico che, dall’estero, l’Italia appare come un Paese in fuga. La disoccupazione giovanile e l’emigrazione aumentano ad un ritmo allarmante. Oltre 2 milioni di giovani sono emigrati all’estero dal 2010. Inoltre, la percezione è quella di una continua precarietà, non solo lavorativa, ma anche economica e politica. Un Paese con un futuro sempre più incerto.

Cosa vi ha spinto a creare “Giovani Italiani a Bruxelles”?

Giovani Italiani a Bruxelles nasce all’inizio di gennaio 2013 dall’iniziativa di due amici, Francesca e Daniel, colleghi sul lavoro, che da tempo parlavano di creare un gruppo di giovani italiani emigrati a Bruxelles interessati a fare qualcosa per il proprio Paese. Grazie a Facebook e al passaparola, trovano immediatamente supporto in tanti giovani come loro: italiani a Bruxelles che condividono il desiderio di fare qualcosa di positivo per l’Italia e che vogliono un futuro migliore, per i giovani di oggi e per quelli di domani.

Organizzate riunioni e convegni per discutere dei temi che vi stanno più a cuore?

Ci incontriamo settimanalmente per scambiarci idee e lavorare a proposte concrete, per una politica più inclusiva e attenta alla dimensione giovanile. L’Italia continua a perdere intere generazioni di giovani a causa della crisi ma soprattutto, a causa del disinteresse della classe politica. Siamo un gruppo di giovani con esperienze diverse, accomunati dall’interesse per la politica in Italia e in Europa e tuttavia apartitico, al di là di qualsiasi schieramento politico. Collaboriamo per sottolineare la necessità di misure concrete che migliorino la situazione dei giovani nel nostro Paese.

Quali tematiche intendete porre all’attenzione di chi governa in Italia?

I punti principali che abbiamo sviluppato sono cinque: istruzione e ricerca; formazione e ingresso nel mondo del lavoro; incentivi all’assunzione dei giovani; agevolazioni fiscali per l’assunzione dei giovani a tempo indeterminato; accesso agevolato al credito; esercizio del diritto di voto all’estero. Per ognuno di questi punti abbiamo elaborato un’analisi di “ciò che non va” e delle proposte concrete per portare un miglioramento. Ad esempio, per quanto riguarda la formazione e l’ingresso nel mondo del lavoro, una delle richieste è la regolamentazione di stage e apprendistato. Come? Gli stage non retribuiti dovrebbero essere ammessi solo all’interno di un percorso formativo (istruzione professionale o università) ed equivalere a crediti formativi, non essere usati come strumento per avere manodopera gratuita. Per quanto riguarda gli stage retribuiti, crediamo sia opportuno fissare una soglia minima di retribuzione e naturalmente la messa al bando degli stage pagati meno della soglia di povertà assoluta stabilita dall’Istat.

Qualcuno dall’Italia vi ha contattato per avvalersi del vostro contributo di idee?

Sì, siamo in contatto con vari gruppi di ragazzi in Italia che come noi si sono organizzati intorno all’argomento, che hanno idee e richieste simili alle nostre e stanno portando avanti le loro campagne e i loro progetti. Sarebbe bello creare un coordinamento tra noi che siamo all’estero e i ragazzi che sono rimasti: uniti, le nostre voci hanno più possibilità di essere ascoltate.

Le istituzioni europee come rispondono ai vostri stimoli?

Fin dall’inizio, nel nostro “manifesto” abbiamo sostenuto l’approvazione della Garanzia giovani, una proposta dal Parlamento Europeo che prevede che i giovani abbiano il diritto di una offerta di lavoro di qualità, una formazione o uno stage entro quattro mesi dalla fine dei propri studi. La Garanzia è stata approvata dal Consiglio. I fondi deriveranno dal Fondo sociale europeo e copriranno il 50% della spesa per progetti destinanti a sostenere i giovani nel loro primo passaggio dall’istruzione al mondo di lavoro.

Sarete ospiti anche del Parlamento europeo?

Sì, nel mese di maggio organizzeremo un evento al Parlamento Europeo per presentare la Garanzia Giovani e discutere con politici ed esperti sulle misure necessarie a combattere la disoccupazione giovanile. A questo evento inviteremo i gruppi di ragazzi ai quali facevo cenno prima, affinché facciano sentire la voce dei giovani al centro della politica europea.

L’ex direttore dell’Economist, Bill Emmott, si è mostrato più volte sensibile alle vostre iniziative. Lo coinvolgerete ulteriormente?

Emmott ci ha sostenuti fin dall’inizio. Attraverso la campagna social media del suo film ha condiviso le nostre attività e ora ci ha dato uno spazio sul suo blog “Girlfriend in a Coma” su cui scriveremo regolarmente. Saremo in contatto con lui anche in futuro, ma il nostro obiettivo è conoscere tanti altri scrittori e giornalisti che possano aiutarci a diffondere il nostro messaggio.

Gennaro Grimolizzi

 

A cura di ETicaNews