23 gennaio 2013 – «Se il bilancio integrato è la prossima frontiera, noi siamo già nel futuro, e lo siamo da tempo». La professoressa Ondina Gabrovec Mei è un punto di riferimento, in Italia, per chi si occupa di contabilità sostenibile. È tra i 28 soci fondatori (l’elenco contiene alcuni dei “nomi” chiave della Csr), e ne è stata presidente del Comitato Scientifico per un decennio, del Gruppo Bilancio Sociale (Gbs), associazione nata nel 1998 con l’obiettivo di «sviluppare e promuovere la ricerca scientifica sul Bilancio Sociale e sulle tematiche inerenti ai processi di gestione responsabile di imprese». L’avventura non solo «ci ha portato dove non ci aspettavamo, ossia a vedere il nostro modello diffuso oltre le aspettative». Bensì, ha fatto del Davide-Gbs un avversario ostico per il Golia-Gri, quella Global Reporting Initiative che guida la disclosure internazionale con fondi, network e appoggi nemmeno confrontabili con l’associazione italiana. Oggi, Davide lancia una nuova sfida. In una fase in cui si è alla ricerca dell’integrated reporting, «il nostro bilancio – dice la professoressa – è già integrato, e da questo punto di vista supera gli standard Gri». Anche perché, lo scorso 10 gennaio, «come comitato scientifico abbiamo approvato il nuovo standard Gbs che rivede e migliora alcune debolezze in termini di indicatori e di esplicitazioni sull’ambiente».

Perché ritiene il modello Gbs superiore ad altre proposte?

Perché il nostro bilancio sociale è già integrato per quanto concerne la dimensione finanziaria, prevedendo la completa e coerente translazione del tradizionale conto profitti-e-perdite in una contabilità del valore aggiunto. Questo consente la totale integrazione tra le informazioni di un bilancio civilistico e la Economic Line di un bilancio di sostenibilità, ossia le informazioni economico-finanziarie sono perfettamente bilancianti.

Con l’individuazione del valore aggiunto si ottiene tanto?

Il valore aggiunto prodotto, per semplificare, è il contributo al Pil di un’azienda. Un equilibrio perfetto tra il valore aggiunto prodotto e il valore aggiunto distribuito consente di passare da un approccio monostakeholder (quello del bilancio profitti-e-perdite) a un approccio che soddisfa esigenze multistakeholder. Ossia, ogni portatore di interesse, interno all’azienda, conosce la parte di ricchezza che gli è stata riservata. Anche l’azienda stessa, in questo modello, è uno stakeholder, con una propria capacità di accumulazione di risorse, e rappresenta l’interesse delle generazioni future.

E nello standard Gri questo aspetto non è sviluppato?

Il Gri parla di Value Added, ma non viene costruito nello svolgersi del bilancio. Non è un valore che deriva dalla contabilità. In un certo senso, non è “dimostrato”. Non contiene i prospetti di Produzione e Distribuzione del Valore Aggiunto.

Il 10 gennaio avete approvato un nuovo standard. Perché?

Avevamo delle debolezze. La prima è che il concetto di “ambiente” non era identificabile come uno stakeholder, e perciò lo consideravamo all’interno della “collettività”. Questo ci penalizzava in termini di esplicita e immediata riconoscibilità della triplice bottom line. Adesso, abbiamo rivisto la relazione di accompagnamento, sdoppiandola in “sociale” e “ambientale”. L’altro punto debole riguardava gli indicatori, ossia i parametri di misurazione delle performance: prima ci fermavamo agli “aspetti”, adesso il nuovo standard prevede un elenco di indicatori, alla stregua di quanto prevede il Gri.

Ma come si può diventare un vero standard senza le dimensioni di Gri?

In realtà, devo dire che non ci aspettavamo di trovare l’attuale legittimazione. Noi siamo un gruppo di volontari, con poche risorse finanziarie né appoggio della stampa. Un grande contributo allo sviluppo è stato fornito già nel 2000 da Kpmg, nel gruppo dei soci fondatori nel nome di 2 alti dirigenti e interessata a studiare dei modelli per individuare uno standard. Poi sono arrivate altre società di revisione, nonché Assirevi e l’Ordine dei commercialisti. Io credo che adesso, con queste modifiche e il gran parlare che si fa sul bilancio integrato, il nostro nuovo Standard dovrebbe guadagnarsi ulteriore visibilità e risalto.

Forse potrebbero nascere clamorose alleanze… o, per meglio dire “integrazioni”?

Evidentemente, se abbiamo ottenuto questo successo, significa che abbiamo creato un modello valido. Lo stesso Gri ci conosce assai bene. Si era anche aperto un discorso per una qualche forma di collaborazione nell’ambito di un un riconoscimento del modello Gbs. Vedremo.

 

A cura di ETicaNews