31 ottobre 2012 – La Corporate social responsability cerca una sponda nelle stanze del potere e presenta le sue richieste di riconoscimento. Ieri, alla Camera dei Deputati, l’Osservatorio Socialis ha presentato la Carta della Csr, un documento in cui sono elaborate le istanze delle imprese “responsabili”, raccolte da un’organizzazione che da anni si occupa di monitorare il fenomeno: in giugno è stato presentato a Roma il V Rapporto nazionale Swg per l’Osservatorio Socialis “L’impegno sociale delle aziende in Italia“, realizzato su un campione di 828 aziende con oltre 100 dipendenti. Per il direttore dell’Osservatorio, Roberto Orsi, uno dei risultati più importanti sarebbe quello di ottenere una sorta di “corsia preferenziale” riservata alle imprese con un alto tasso di Csr nelle gare pubbliche.

Che cosa chiedono le aziende responsabili alla politica?

Servono norme, programmi di sensibilizzazione e standard minimi. La aziende chiedono riconoscimenti che possono essere rappresentati, innanzi tutto, da incentivi fiscali. Ma non solo. Un altro modo per premiarle sarebbe quello di mettere una soglia minima di Csr per poter accedere agli appalti e alle gare pubbliche.

Quanto è cresciuta la Csr in Italia?

La propensione all’investimento sta aumentando sensibilmente. Basti pensare che gli investimenti in impegno sociale nel nostro campione fisso di riferimento ammontavano nel 2001 a 450 milioni di euro. Quelle stesse 828 aziende hanno investito nel 2011 oltre un miliardo.

Che cosa è cambiato nelle politiche di Csr?

Oggi c’è una maggiore attenzione alla dimensione interna. Se per il 60% del campione al primo posto ci sono la solidarietà e l’impegno umanitario, il 40% intende la Csr anche come attenzione ai dipendenti, che si traduce per esempio in asili nido e welfare aziendali.

Quale risposta ha avuto dai deputati?

Ho registrato un certo interesse bipartisan. Quello che è importante fare ora è proseguire il cammino. Presenteremo la Carta anche in Senato, speriamo entro fine anno. E poi andremo nelle singole Commissioni. Vogliamo porre le basi per avere un’attenzione maggiore, qualunque sarà sia il prossimo governo.

Quanto è indietro l’Italia in tema di Csr rispetto agli altri Paesi europei?

In Paesi come Francia e Germania c’è il segretario di Stato alla Csr, che è diventata un valore condiviso dalle istituzioni. La Csr è una delle politiche nell’agenda dell’Unione europea. L’Italia deve soltanto trovare la volontà di ragionare su questi temi.

Fausta Chiesa

 

A cura di ETicaNews