15 gennaio 2013 – Nel nostro Paese i fondi etici, o Socialmente Responsabili (SR), non sono mai decollati. Il più recente rapporto di Vigeo parla chiaro: il patrimonio che le famiglie italiane hanno investito in questi prodotti è molto contenuto, circa 2 mld di euro al 30 giugno 2012, pari solo all’1% delle masse totali dei fondi comuni. In Europa, al contrario, lo sviluppo degli investimenti SR è stato consistente: gli asset under management sono saliti del 12% in ciascuno degli ultimi due anni e hanno raggiunto quasi 100 mld di euro.

Quali sono le cause della scarsa diffusione dei fondi etici in Italia? Forse siamo poco sensibili alla sostenibilità sociale o ambientale? Non credo. Penso che la spiegazione debba essere cercata nella micidiale combinazione di due fenomeni: la scarsa propensione delle famiglie a investire i risparmi in modo efficiente e l’assenza di attenzione verso gli strumenti etici da parte di banche e reti di promotori.

Gli italiani, si sa, sono investitori troppo prudenti. Col denaro accantonato acquistano prevalentemente Bot o conti di deposito, anche quando si tratta di far fronte a esigenze finanziarie di medio e lungo termine, ad esempio l’acquisto della casa o la pensione. Da qui la strutturale carenza di domanda per veicoli come fondi o Etf che sono in grado di allungare la prospettiva temporale in cui si investe e, dunque, di aumentare le attese di rendimento.

L’inadeguata offerta di prodotti completa il quadro. Vigeo fa ancora notare che il numero di fondi etici in Italia è tra i più bassi in Europa e si è ridotto nel 2012. Peraltro, con l’eccezione di Etica Sgr che istituzionalmente offre alla clientela solo strumenti con queste caratteristiche, neanche le reti che hanno in gamma fondi SR li hanno mai spinti con convinzione.

NOVITÀ ALL’ORIZZONTE
Questo situazione di stallo potrebbe risolversi a breve. La Legge di stabilità 2013, che introduce in Italia la Tobin Tax, stabilisce che “l’imposta (sull’acquisto di azioni emesse da società residenti nel territorio dello Stato ndr) non si applica (…) alle transazioni e alle operazioni relative a prodotti e servizi qualificati come etici o socialmente responsabili”. L’incentivo per lo sviluppo del settore è robusto (vedi articolo “La finanza etica prepara l’effetto-Tobin“). Le Sgr potrebbero infatti decidere di lanciare nuovi fondi SR, o di convertire quelli esistenti. In questo modo proporrebbero prodotti non soggetti alla Tobin Tax e quindi più redditizi rispetto a quelli tradizionali. L’impatto della tassa sui rendimenti sembra infatti non trascurabile. In base ad alcune stime preliminari, l’esenzione dall’applicazione della Tobin Tax per un fondo azionario comporterebbe un maggior rendimento compreso tra il 4% e l’8% (orizzonte di 30 anni e ipotesi di rendimento medio annuale del 5%).

In attesa delle norme attuative e della reazione dell’industria del risparmio gestito, si possono già fare alcune considerazioni. Se solo il 50% dei prodotti azionari Italia diventasse etico, il patrimonio dei fondi SR raddoppierebbe. Inoltre, con masse più elevate nei fondi azionari, si creerebbero le condizioni per un’azione di sensibilizzazione più incisiva da parte dei gestori verso le aziende, a favore di strategie sostenibili.

Ulteriore spinta agli investimenti in prodotti etici potrebbe verificarsi con l’esenzione dalla tassa anche nell’ambito della proposta di Financial Transaction Tax europea. In questo caso, infatti, la deroga riguarderebbe gli acquisti di azioni emesse dagli 11 Stati dell’Unione che adotteranno la Ftt e non solo dall’Italia. Si allargherebbero di conseguenza numero e tipologia dei fondi azionari interessati.

Tiziano Carlo Bellemo

 

A cura di ETicaNews