26 luglio 2013 – Il top delle multinazionali dell’Unione Europea presenta board con una diversificazione geografica troppo locale rispetto all’internazionalizzazione che presentano i loro ricavi. E questo si traduce con una perdita di capacità di creazione di valore a lungo termine. E’ questa la conclusione, poco soddisfacente, di un nuovo studio, firmato Axa Im e chiamaato Board Diversity in Eurostoxx 50 Companies, su un aspetto specifico ma fondamentale delle politiche di Esg (Environmental, Social and Governance), quello del livello di diversità nazionale nei consigli di amministrazione delle 50 grandi società comprese nel più importante indice azionario europeo.
Il punto di partenza degli analisti Esg di Axa è chiaro: in una molteplicità di attività le aziende europee più grandi dimostrano di essere veramente internazionalizzate. Dai clienti ai dipendenti, dalla supply chain agli azionisti, dalla quantità di normative sovranazionali e locali che deve rispettare a tutta il variegato mondo degli shareholder che coinvolge. Ma è quando si arriva a guardare la carta d’identità dei board delle big cap del Vecchio Continente che tale diversità viene meno.
L’impatto della globalizzazione rimane quasi nullo a livello di top management. Questo, per chi ragiona giustamente in ottica di creare valore a lungo termine come naturale conseguenza di politiche Esg illuminate, rappresenta una grossa zavorra. Il rapido crescente ruolo nell’economia mondiale dei Paesi emergenti rappresenta un’opportunità per le agende delle aziende in termini di governance da perseguire. Gli analisti di Axa hanno osservato un legame diretto tra il livello di diversità di nazionalità presenti nei board e le performance finanziarie dell’azienda. La diversità porta una maggiore capacità di analisi dei mercati del management, oltre che ha un più ricco bagaglio di esperienze da utilizzare per creare valore.
Lo studio ha riguardato la nazionalità e i Paesi di origine dei 692 membri dei board delle grandi corporate europee. Ebbene, il 66% dei consigli di amministrazione e di gestione sono dominati, ovvero hanno più del 50%, dai manager appartenenti a una nazionalità sola. Arrivano dagli Stati europei l’84% dei direttori e il 76% degli amministratori esecutivi. In particolare, solo il 5,5% dei membri dei board hanno il passaporto dei Paesi emergenti, e si sale a un sempre misero 9,5% se si guardano i vari ceo. Se non altro almeno 25 società sulle 50 del paniere hanno almeno un top manager che arriva dalle economie non avanzate. I Paesi maggiormente rappresentati nei consigli di direzione delle società dell’Eurostoxx50 sono la Germania (20%), Francia (19%), Gran Bretagna (18%), Spagna (8%) e Stati Uniti (7%). E l’Italia? Non entra in classifica. Gli analisti di Axa sottolineano che per Eni la mappa dei ricavi mostra che appena il 30% arriva dall’Italia. Ma nel board sono presenti solo membri italiani. E’ il caso in Italia di allargare la mente ed essere più attenti anche a questo aspetto delle tematiche Esg di una multinazionale.
Fabrizio Guidoni
A cura di ETicaNews