10 dicembre 2014 – È partita a New York l’iniziativa delle Nazioni Uniti per sensibilizzare i board delle imprese in tema di sostenibilità. Si è aperto, il 20 novembre, il symposium del programma pilota Un Global Compact Lead e ben due società italiane hanno partecipato a questa fase: Eni ed Enel, insieme ad altre quattro aziende eccellenti in tema di sostenibilità. Che sono, in ordine sparso, la società elettrica sud-africana Eskom, South Korea Telecom, la cinese Sinopec che opera nel petrolio e nella chimica e la norvegese Yara International, nell’agribusiness. Tutti settori particolarmente sensibili alle tematiche della sostenibilità.

Perché l’Onu si interessa di sostenibilità aziendale e vuole parlarne con i board? Per dirla con le parole del suo stesso segretario generale Ban Ki-Moon: «È necessario che tutti i consigli di amministrazione mettano la sostenibilità al centro della propria agenda. È importante mostrare il potere che hanno i consigli di amministrazione nel promuovere il valore della sostenibilità aziendale». Si deve insomma partire dall’alto: se c’è maggior consapevolezza in materia di sostenibilità all’interno dei board, le società possono gestire meglio rischi e opportunità di crescita sviluppando soluzioni che rispondano alle future domande delle persone e all’esigenze del pianeta.

Il programma si rivolge a 8mila aziende in 145 Paesi in tutto il mondo ed è stato sviluppato dal Global Compact Lead insieme a Prme (Principi dell’educazione al management responsabile), in collaborazione con il Boston Consulting Group (Bcg) e Dla Piper. «Per muoverci verso mercati più inclusivi e sostenibili – spiega Georg Kell, direttore esecutivo dell’Un Global Compact – è necessario avere la piena padronanza e la visuale completa ai livelli più elevati della corporate governance, laddove vengono prese le decisioni. I board devono posizionarsi unicamente per garantire la vitalità del business nel lungo termine e devono apprendere come creare i giusti incentivi per la prossima generazione di leader. Il nostro obiettivo è mettere la sostenibilità in cima all’agenda di ceo e board come mai prima d’ora».

E la strada perché ciò avvenga è ancora lunga: secondo un recente sondaggio condotto presso 2mila società del Global Compact, il 90% afferma che nei Cda si discute di sostenibilità, ma solo il 15% fornisce ai membri del Cda una specifica formazione su come attuare le politiche di Csr: esiste cioè ancora un gap rilevante tra l’ambizione e l’esecuzione della sostenibilità. Il programma si articolerà in due sessioni strategiche, due grandi temi che dovranno essere affrontati dalle aziende partecipanti:la prima sessione riguarda la “materialità della sostenibilità”, la seconda il ruolo dei board: temi che saranno portati all’attenzione dei Cda in maniera personalizzata e che saranno accessibili nel tempo anche attraverso un database aperto di esperienze e risorse che riguardano sostenibilità, strategia, governance e modelli di business innovativi.

L’ESPERIENZA DI ENI
«Il board programme è un’opportunità straordinaria – ha spiegato il presidente di Eni Emma Marcegaglia – per coinvolgere i manager di alto livello nel focalizzarsi sulle priorità della sostenibilità. Questo impegno genera un quadro comune di istanze chiave e fa sì che la società le adotti con un approccio distintivo e altamente efficace». Il ruolo di Eni è stato riconosciuto con il rilascio di un certificate of appreciation delle Nazioni Unite. Il programma, così come lo ha svulippato la società petrolifera italiana, ha previsto il diretto coinvolgimento di Robert G. Eccles, professore di Management Practice alla Harvard Business School, che ha avuto il compito di facilitare la discussione con le donne e gli uomini che compongono il consiglio di amministrazione. Il primo modulo si è tenuto il 29 ottobre e il secondo è previsto per la primavera del 2015. Per i vertici di Eni, l’esperienza è stata molto più che una semplice “board induction” per introdurli alla realtà dell’azienda. È stata una sessione strategica che ha consentito di evidenziare l’alto impegno del Cda in tema di sostenibilità e di discutere gli aspetti più rilevanti per l’azienda. I moduli formativi vengono preparati e personalizzati attraverso una survey e interviste al top management. Il primo, che riguarda la “materialità della sostenibilità” è volto a rafforzare la consapevolezza del Cda circa l’importanza della sostenibilità nella sua strategia e nel business dell’impresa. Il secondo, sul “ruolo del board”, ha l’obiettivo di spiegare e discutere come integrare l’attenzione alla sostenibilità nelle responsabilità del Cda. Eni al momento ha sviluppato solo il primo modulo.

Ma come si fa a stabilire la materialità della sostenibilità?

La sostenibilità è un dato sensibile, o materiale per dirla con l’Onu, quando suscita un elevato livello di interesse ed è significativa sia per l’azienda sia per il contesto nel quale l’azienda opera. Per Eni, come spiega la stessa società, la materialità esterna dipende dall’evoluzione delle tendenze che caratterizzano non solo il settore energetico, ma anche l’intero panorama internazionale, dalle richieste del mercato dei capitali e delle agenzie di rating etici, dall’analisi della stampa e del web, in base anche alle richieste dei principali stakeholder (comunità finanziaria, governi, istituzioni locali, associazioni internazionali e nazionali, ong e cittadini interessati all’operato di Eni, le persone di Eni) e dagli impegni assunti a livello internazionale. Il livello di significatività interno è, invece, determinato sulla base dell’analisi della strategia e degli obiettivi di breve e lungo termine combinata con la valutazione dei risultati e della performance di sostenibilità relativa all’anno di rendicontazione. Combinando i due livelli si stabiliscono le priorità in termini di sostenibilità. E tutte le istanze che superano la soglia di materialità vengono incluse nel bilancio di sostenibilità.

Laura Magna

A cura di ETicaNews