Milano (Vedogreen.it) – Secondo l’ultimo Renewable Energy Report di Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano,  nel 2016 sono stati installati in Italia 778 MW di nuova potenza da rinnovabili, soprattutto fotovoltaico ed eolico. Questo numero conferma la tendenza positiva negli ultimi tre anni, e l’uscita definitiva dalla “turbolenza”  dopo le modifiche degli incentivi iniziate nel 2012. Il settore che tra il 2008 e il 2012 era decollato, con un tasso di crescita medio annuo del 7,5%, ha visto tra il 2012 e il 2015 un calo drammatico di  -14,2% annuo,  che ha sostanzialmente vanificato l’effetto degli anni precedenti, ma che tuttavia ha lasciato una filiera per certi versi più solida, specialmente per quanto riguarda le aziende detentrici degli asset.

Secondo il rapporto, Italia si trova davanti a una filiera industriale di tutto rispetto (risultato di un inevitabile processo di concentrazione) caratterizzata da una certa solidità della redditività operativa e capace di garantire – a meno di ulteriori “stravolgimenti” normativi che questa volta però metterebbero in ginocchio il settore – una prospettiva di stabilità nel tempo, con le conseguenti ricadute positive in termini economici ed occupazionali. Tuttavia, 778 MW sono un numero piccolo se lo si paragona ai 51 GW di potenza da fonte rinnovabili (33 GW se si esclude l’idroelettrico “storico” installato) e dunque insufficiente a garantire il necessario ricambio e il miglioramento tecnologico che può farne un asset strategico fondamentale per l’intero sistema elettrico.

Secondo il report, servono interventi virtuosi di revamping e di repowering sulla base installata come del resto chiedono in modo pressante anche gli operatori del settore, permettendo talora di riparare gli errori che la fretta, nei periodo di finestre strette per il conseguimento degli incentivi, ha fatto commettere. Sono interventi per i quali è necessaria la lungimiranza dei proprietari di asset, alle prese con la convenienza economica e i ritorni degli investimenti, la capacità della filiera di offrire soluzioni adeguate, la visione del legislatore nel garantirne la fattibilità. Insomma, serve un’azione dell’intero sistema.

 Le previsioni di mercato per i prossimo quattro anni sono, secondo il rapporto, più favorevoli rispetto al 2013-2016. Si attendono infatti nuove installazioni per 4,4 GW così suddivisi: 2,3 GW nel fotovoltaico, 1,6 GW nell’eolico, 320 MW nell’idroelettrico e 200 MW in tutte le altre fonti (biomasse, geotermia, CSP). A questo vanno aggiunte le stime sull’andamento del mercato (dal 2017 al 2025) degli interventi di revamping/repowering. Nello scenario ottimistico, sono oltre 9 GW (il 17% del parco installato attuale, escluso l’idroelettrico “storico”) gli impianti che si pensa saranno oggetto di interventi di efficientamento, per un controvalore di investimenti pari a circa 5,5 miliardi di euro; cifre che scendono rispettivamente a 5,8 GW e 2,2 miliardi nello scenario pessimistico.

Sono numeri importanti alla stessa stregua di quelli del mercato primario e sono numeri che hanno ricadute economiche e occupazionali estremamente significative sulla filiera impiantistica, dell’EPC e degli O&M delle rinnovabili. Tuttavia, richiedono uno sforzo di coordinamento tra operatori, proprietari di impianti e ovviamente il regolatore, nazionale e locale, uno sforzo di sistema che forse il mercato delle rinnovabili in Italia è finalmente pronto a fare.