28 febbraio 2013 – C’è un futuro per il turismo sostenibile in Italia? La risposta, affermativa, arriva dai risultati di una ricerca dell’Ente Bilaterale Nazionale del Turismo (Ebnt) e dell’Istituto delle Ricerche Economiche e Sociali (Ires). Se, da un lato, Milano, Firenze e Torino sono per la cronaca le tre città sul podio della classifica dei Comuni Italiani turisticamente sostenibili, grazie al rapporto equilibrato soprattutto in tempi di spending review tra recettività turistica e spesa pubblica, dall’altro quello che spicca dall’Osservatorio Nazionale Spesa Pubblica e Turismo Sostenibile è la conclusione generale dello studio: il legame tra la sostenibilità del turismo e il livello di spesa pubblica è sempre positivo. Un’indicazione preziosa per quella che è una voce fondamentale del Pil nazionale. La lezione per chi si appresta ad occuparsi di questo settore, sia a livello di istituzioni centrali sia a livello locale, è dunque una sola: nel lungo periodo le politiche pubbliche non possono prescindere dal fornire un supporto a tutto il comparto anche attraverso maggiori e più efficienti investimenti.
Ma quali sono le variabili usate nello studio per definire sostenibile il turismo e identificare le città più virtuose in termini di ricettivtà turistica?
L’attività svolta per la realizzazione del rapporto e della susseguente classifica dei 117 comuni capoluogo di provincia è partita dalla costruzione di una matrice dati contenente circa cinquanta variabili sociali, economiche e ambientali riferite agli 8.094 comuni italiani (sulla base di dati Istat riferiti al 1.1. 2010). A partire da questa matrice, successivamente, sono stati ricavati gli indicatori per ciascuno dei quattro ambiti tematici (società e lavoro, ambiente, economia turistica e bilancio) sui quali sono state condotte le analisi multivariate per i 117 comuni capoluogo.
Per arrivare alla classifica vera e propria sono stati poi elaborati tre ranking: l’Indice Società e Lavoro (ISL), l’Indice Ambiente e Territorio (IA) e l’Indice Economia Turistica (IET). Da tre ranking è stato ottenuto un unico Indice Sintetico di Turismo Sostenibile (ISTS). Successivamente, attraverso un processo metodologico complesso che prevede il confronto dell’Indice Sintetico di Turismo Sostenibile con un Indice di consistenza ed efficienza di Bilancio, l’indagine arriva a identificare cinque “Italie” del turismo sostenibile in relazione all’efficienza della spesa pubblica.
Nei “Poli della Competitività Turistica” rientrano le prime quattro città classificate, la cui posizione in graduatoria è spiegata da un’alta domanda turistica e da una significativa vitalità socio-demografica a fronte di un’economia turistica ad alta intensità territoriale. Vi sono poi le “Città verdi” (tra cui ad esempio Cuneo, Piacenza, Lucca, Pistoia, Arezzo) caratterizzate da una densità abitativa a basso rischio industriale e sismico, da un’alta offerta ambientale (imprese certificate Emas, alta qualità paesistica) e da una spiccata attrattività naturalistica. Le “Città con offerta turistica non corrisposta” presentano invece alte potenzialità in termini di infrastrutture ricettive e offerta ambientale ma non hanno sviluppato politiche adeguate per stimolare una domanda turistica adeguata all’offerta (tra queste Varese, Sondrio, Livorno, Caserta, Salerno, Pescara, Bari, Palermo,Catania). I “Poli dell’Economia Turistica” sono invece rappresentati da città d’arte che, pur mostrando caratteristiche socio-economiche e ambientali positive significative, secondo l’Osservatorio, stentano a sviluppare un’economia turistica competitiva a livello territoriale. Infine, vi sono le “Città ad alta domanda turistica”, capoluoghi come Venezia, Mantova, Siena, Rimini la cui significativa competitività turistica va sostenuta con politiche mirate ad attenuare gli impatti del turismo sulle comunità locali.
Attenzione però. Secondo lo studio i gruppi meno competitivi, rispetto al tema indagato, sono quello delle “Città Verdi” e quello dell’ “Offerta turistica non corrisposta”. Alla base di tali performance vi sarebbero livelli di spesa pubblica inferiori rispetto agli altri cluster. Un’ulteriore conferma che le politiche pubbliche dovranno insistere su maggiori e più efficienti investimenti.
Rosaria Barrile
A cura di ETicaNews