3 marzo 2014 – Kinexia è la prima azienda quotata in Italia a ottenere la certificazione SR10. Il bollino blu per la responsabilità sociale territoriale ottenuto dalla società attiva nel settore delle energie rinnovabili è molto di più rispetto a un semplice pezzo di carta e fa fare un salto dimensionale nella Csr e nell’engagement nei confronti degli stakeholder, dalla comunità finanziaria ai dipendenti, dagli azionisti alle comunità locali, dai fornitori alle associazioni sul territorio.

La certificazione, infatti, è rilasciata sulla verifica della effettiva conformità delle procedure aziendali ai requisiti previsti dallo standard SR10 in termini di sostenibilità, accertando l’effettiva implementazione di un sistema di gestione volto ad assicurare la massima attenzione, trasparenza e disponibilità nell’interazione con gli stakeholder. La certificazione è stata sviluppata da Iqnet – il più grande network mondiale di enti di certificazione dei sistemi di gestione – in collaborazione con la Federazione Cisq, e in Italia è rilasciata da Certiquality, che fa parte del network. Visto che si trattava della prima certificazione in Italia, Kinexia ha avuto i controlli da parte di entrambi gli enti.

«Si tratta di una certificazione vera e propria – spiega Alessandra Fornasiero, responsabile Csr di Kinexia – che parte dalle linee guida Iso 26000 in materia di Csr e che obbliga a far diventare i princìpi parte integrante del modello aziendale. Il percorso è duraro parecchi mesi e ha coinvolto un gruppo di lavoro che ha lavorato sugli stakeholder. Sono state realizzate interviste dirette e attraverso questionari. Il lavoro di analisi è servito a individuare gli impatti positivi o negativi. Kinexia con la certificazione si è impegnata a dare seguito a un processo di miglioramento nelle aree della Csr e a tenere conto dei desideri e delle aspettative degli stakeholder. Nelle scelte strategiche saranno ascoltate le loro aspettative, prima di tutto quelle dei dipendenti».

Kinexia ha già dato atto di mettere davvero in pratica le policy, rinunciando a un progetto perché il territorio non lo voleva. Si tratta di un termovalorizzatore a Sesto San Giovanni in provincia di Milano, abbandonato perché gli stakeholder sul territorio avevano espresso parere negativo.

I controlli sono stati effettivi. «Una persona dell’ente ha verificato che gli stakeholder fossero stati effettivamente sentiti», dice Fornasiero. Ogni anno ci sarà un riesame per verificare gli obiettivi in un processo di condivisione delle scelte: se gli obiettivi cambiano, andrà spiegato il motivo.

«Attraverso l’utilizzo di una apposita matrice – spiega Pietro Colucci, presidente e ad di Kinexia – abbiamo analizzato l’impatto delle decisioni e delle attività aziendali rispetto alle aspettative di ciascun portatore di interesse. Di conseguenza abbiamo individuato le aree di miglioramento e definito obiettivi specifici per il prossimo triennio».

La certificazione ha un costo diretto modesto che dipende dalla dimensione aziendale, nel caso di Kinexia è stato inferiore a 10 mila euro. «Ma c’è un costo indiretto – spiega Fornasiero – che è quello delle persone che hanno dovuto svolgere questa attività».

«Per Kinexia la scelta di includere la responsabilità sociale all’interno delle strategie e del sistema di gestione – conclude Colucci – nasce dalla considerazione che per fare impresa oggi in modo etico, sostenibile e consapevole è fondamentale creare valore condiviso con gli stakeholder, monitorando le loro aspettative e rendendo conto in modo trasparente delle proprie azioni».

Fausta Chiesa

A cura di ETicaNews