30 luglio 2013 – La sostenibilità? Si deve costruire con il dialogo profondo tra banche, imprese, associazioni e attori istituzionali e si deve perseguire passando anche da un sistema di rating e di valutazione adottato dalle banche più qualitativo, che non prenda in considerazione solo numeri e dati, ma anche idee. È questa l’eredità preziosa che ha lasciato al sistema Italia il Green Globe Banking Award dello scorso 13 giugno. L’obiettivo? Il rilancio del Paese. E proprio in questa sfida trova il suo spazio la Green Economy, definita da Marco Fedeli, Fondatore di Green Globe Banking, «uno dei motori più importanti del Paese». Il Green Globe Banking Award si è confermato un’occasione di confronto tra realtà del mondo finanziario e del mondo imprenditoriale, permettendo di definire alcuni ambiti operativi che potrebbero migliorare la collaborazione tra le due sfere.
Da una parte è necessario che le imprese trovino modi per crescere e diventare più solide. Uno strumento efficace, in questa direzione, è stato individuato nelle reti di imprese, che consentono alle singole realtà di consolidarsi e di acquisire nuovo know-how, aprendosi alla cosiddetta coopetition (cooperation before competition). Collaborazioni tecnologiche o commerciali sono lo strumento per acquisire maggiore forza contrattuale, agevolazioni amministrative e finanziarie o perseguire programmi di ricerca. Le imprese più solide, durante la crisi, sono infatti state quelle che hanno incrementato il proprio know how in base alla nuova domanda di prodotti e servizi green. L’orientamento green, in molti casi, rappresenta una garanzia: dall’ultima indagine dell’Enea 2009-2011 è emerso che le aziende che hanno investito nel green hanno esportato il 38% in più, quelle che non hanno investito nel green, meno del 18%. Le aziende che sono passate dall’economia tradizionale all’economia green, hanno aumentato il fatturato del 37,4% mentre le altre aziende non lo hanno fatto. Le evidenze parlano da sole.
Allo stesso tempo le banche devono impegnarsi a finanziare progetti virtuosi, volti a uno sviluppo più sostenibile dell’economia e del territorio. In questo modo, di fatto, possono agevolare l’innovazione delle imprese, spingendole verso i modelli della Green Economy. Tutto ciò può favorire anche l‘internazionalizzazione delle imprese italiane, elemento cruciale per la sopravvivenza del tessuto delle pmi in un contesto competitivo sempre più globalizzato. Dall’analisi del mondo bancario condotta durante l’incontro sono emerse le due anime del sistema di credito Italiano: da una parte le grandi banche, che grazie a capitali più consistenti, possono partecipare a grandi progetti legati alla Green Economy, ma che, a volte, perdono il contatto con il tessuto delle piccole medie imprese. Dall’altra parte ci sono i piccoli istituti di credito, profondamente radicati nel territorio, che privilegiano iniziative di stampo locale, perdendo però, forse, di vista il progetto di sviluppo d’insieme. Anche in questo caso sarebbe perciò necessario un sistema che favorisca il dialogo e lo scambio di competenze.
Ed è proprio in questo contesto che diventa necessario cambiare il metodo di rating, volgendo l’attenzione verso criteri più qualitativi. «Non che in passato le banche italiane non compissero delle valutazioni qualitative del credito- spiegano dal Green Global Banking- ma la logica e il peso del medesimo sul giudizio finale era certamente meno importante. In realtà il rating complessivo di un’impresa si compone di tre macroclassi: l’analisi quantitativa, quindi l’analisi di bilancio e degli indici finanziari; la parte qualitativa, che nell’attuale contesto può incidere dal 15 al 30% a seconda delle banche, e infine la parte comportamentale. All’interno di questi fattori qualitativi diventa determinante l’approccio che l’impresa ha verso la Green Economy». A qualunque settore appartenga.
La sostenibilità, infatti, non riguarda solo il settore energetico, che comunque rimane uno dei punti di forza dell’economia verde. Durante la conferenza del Green Global Banking Award sono stati definiti quattro macroaree per rilanciare la competitività italiana. Innanzi tutto, ovvio, il settore energetico e dell’efficienza energetica: gli istituti di credito, infatti, hanno tutto l’interesse a finanziare progetti di riqualificazione energetica. Le imprese chiedono però l’applicazione di tassi sostenibili e criteri più chiari nella selezione dei progetti da finanziare. Segue il settore del Turismo: un ambito strategico per il Paese dove è fondamentale investire in progetti che valorizzino, in modo sostenibile, il territorio. Terzo, il comparto dell’Agroalimentare: ad oggi costituisce il 17% del Pil Italiano ma incontra difficoltà di finanziamento, spesso per le dimensioni ridotte delle aziende agricole. Infine il settore immobiliare: da sempre il mattone è uno dei capisaldi dell’economia Italiana, nonostante ciò la sfida del futuro non risiederà nella costruzione da nuovo, ma nella bonifica e nella riqualifica degli edifici già esistenti, migliorando gli standard ambientali ed energetici soprattutto delle strutture più vecchie.
Il Consiglio Nazionale della Green Economy, al quale Green Globe Banking partecipa nel Gruppo di Lavoro 8: Sviluppo di una finanza e un credito sostenibili per la green economy, intende promuovere iniziative proprio in questa direzione. Tra le altre, rendere obbligatoria la pubblicazione di indicatori Esg (environmental, social and governance) nei bilanci aziendali per comunicare in modo chiaro e standardizzato, quindi facilmente confrontabile, informazioni non finanziarie ai mercati finanziari. Questa azione potrà essere utile soprattutto agli istituti bancari per la valutazione complessiva dell’impresa e nello specifico del rischio di credito associato ad aspetti qualitativi come governance, società e ambiente. Ma soprattutto questa attività potrebbe stimolare la formazione di un’offerta di prodotti finanziari green dal momento che gli indicatori socio-ambientali, permettono di attivare processi di benchmarking, facilitando la comprensione e la valutazione da parte dei consumatori delle politiche green intraprese dalle aziende. Significa quindi ottenere nuovi vantaggi competitivi per le banche più green.
Il Green Globe Banking Award, promosso da Green Globe Banking, è stato assegnato agli istituti bancari più meritevoli e attenti anche al cosiddetto impatto indiretto che le scelte di finanziamento operate possono avere nella società. Tra queste Intesa SanPaolo ha vinto il premio impatto diretto con il progetto Filiale ad energia quasi zero mentre il premio impatto indiretto è stato assegnato alla Banca di Credito Cooperativo di Castagneto Carducci grazie all’iniziativa: Tu, la tua banca e il territorio – Green Deposit. Da Green Globe Banking sottolineano che anche Banco Popolare e CR Asti stanno evolvendo i propri modelli di scoring in questo senso, integrando indicatori qualitativi che siano in grado di sintetizzare insieme ai tradizionali elementi economico-finanziari una corretta valutazione del merito creditizio dell’impresa, anche in un contesto macroeconomico delicato come quello attuale. Senza dimenticare Banca Popolare Etica, rappresentante in Italia della Global Alliance for Banking on Values, che ha ricevuto il Green Globe Banking 2013 – Premio Ad Honorem, combina nella propria policy di credito la valutazione delle capacità economico finanziarie del richiedente con un’istruttoria socio-ambientale che rende possibile la valutazione del merito creditizio della clientela anche alla luce di indicatori non economici, come quelli di comunità-relazione e quelli ambientali.
Elisabetta Baronio
A cura di ETicaNews