27 marzo 2013 – La misurazione e la comparazione della sostenibilità aziendale sono un po’ meno una chimera. La pietra filolosofale della reportistica Csr è il risultato di un progetto condotto negli ultimi due anni dal Csr Manager Network e dall’Istat che ha portato alla presentazione, oggi a Roma, nell’aula magna dell’Istituto di statistica nazionale, di 10 indicatori e delle relative modalità di calcolo e presentazione, i quali consentono, per la prima volta, di misurare e comparare le performance ambientali, sociali e di governance delle aziende. L’iniziativa rappresenta una novità assoluta in termini di trasparenza dell’informativa di impresa in Italia e a livello internazionale.

Fino a oggi, infatti, le attività della Csr aziendale si sono contraddistinte per l’impossibilità di una comparazione dei valori contenuti nei bilanci di sostenibilità, tra settori e finanche tra imprese dello stesso comparto. Mancavano indicatori sufficientemente standardizzati e omogenei in via trasversale. Al punto che il professor Mario Molteni, direttore scientifico del Csr Manager Network (Cmn) e direttore di Altis-Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, l’anno scorso aveva spiegato a ETicaNews che «ad oggi non esistono indicatori economici, ambientali e sociali che siano comparabili». Come dire: le aziende non forniscono dati che possano essere confrontabili tra loro; gli stakeholder non possono comprendere chi si comporti meglio; il sitema Paese non può avere un aggregato del valore aggiunto felicità prodotto.

La verifica e la prova di non comparabilità erano i primi step del progetto tra Istat e Cmn. Avviato il 16 maggio 2011, puntava a esplorare le possibilità di convergenza tra le informazioni Esg (Environmental, social e governance)contenute nei bilanci di sostenibilità delle imprese italiane elaborati secondo le linee guida Gri (Global Reporting Initiative, oggi punto di riferimento per la contabilità sostenibile) e i dati prodotti dalla statistica ufficiale. Contestualmente, grazie alla collaborazione di 13 aziende (Assicurazioni Generali, Autogrill, Bureau Veritas, Enel, Gruppo Hera, Gruppo Sanpellegrino, Gruppo Unipol, Gucci, Holcim Italia, Obiettivo Lavoro, Pirelli Terna, Vodafone) si era proceduto a incrociare 57 criteri Gri, con le esigenze ritenute più rappresentative dalle imprese, nonché con gli indicatori Istat. Al termine di queste tappe del percorso, lo scorso anno erano stati enunciati 9 indicatori (cui, evidentemente, se ne è aggiunto un decimo: le emissioni di gas) che soddisfavano tre condizioni: essere già statistica (in Istat); essere affini al Gri; essere rilevanti per le aziende.

Questo panel di indicatori è stato l’oggetto dell’ultima fase del progetto. Sui “dieci comandamenti” i ricercatori del Cmn, unitamente a un gruppo ristretto di aziende (Assicurazioni Generali, Autogrill, Enel, Hera, Holcim, Obiettivo Lavoro, Pirelli, Terna, Unipol), hanno prodotto la proposta di protocollo di calcolo che superasse i problemi di comparabilità. E che è stata presentata stamattina.

«Questo progetto segna una svolta perché crea un ponte tra le performance di sostenibilità praticate dalle imprese a livello micro e i macrofenomeni misurati dalla statistica con una base di comparabilità fino ad oggi impossibile», ha commentato Fulvio Rossi presidente del Cmn.

 

A cura di ETicaNews