10 dicembre 2013 – Chi investe in società italiane quotate le sceglie in base all’etica e alla sostenibilità? Dal 2 gennaio sarà possibile saperlo. A partire da inizio 2014, sarà attivo lo Standard Ethics Italian Index, indice che sarà composto dalle 40 società del Ftse Mib (il listino milanese più importante) rappresentate in base al loro peso etico.

L’indice, messo a punto dall’agenzia Standard Ethics, farà da benchmark: paragonando il suo andamento con quello del Ftse Mib sarà possibile vedere se e quanto gli investitori scommettono sulle società più sostenibili.

Scopo dell’indice è infatti quello misurare, nel tempo, il gradimento del mercato azionario rispetto ai princìpi e alle indicazioni volontarie provenienti dall’Ocse, dall’Unione Europea e dalla Nazioni Unite in materia di sostenibilità, corporate governance e responsabilità sociale d’impresa (Csr).

I pesi dei componenti l’Indice sono proporzionali allo Standard Ethics rating posseduto dalle singole società. Ciò significa che chi ha un giudizio migliore in quanto a Csr e corporate governance avrà una rappresentazione maggiore.

La società che pesa di più è l’Eni (unica con la tripla EEE-), che rappresenta l’8% dell’indice. Seguono Enel (6,4%) e Saipem (6%). Nella parte bassa dell’indice Impregilo, Lottomatica, Mediaset e Mediolanum. Al momento sono escluse le tre società sospese dal rating, cioè banca Popolare di Milano, Finmeccanica e Parmalat.

La prima revisione ufficiale dell’Indice sarà eccezionalmente effettuata dopo sei mesi, cioè il primo luglio 2014. Successivamente, la revisione dell’Indice sarà annuale, al primo gennaio di ogni anno.

Il modello di analisi del rating si basa su tre aree: concorrenza, proprietà e gestione. Le fonti considerate per determinare argomenti e punti d’analisi sono esclusivamente documenti ufficiali dell’Unione europea, dell’Ocse e delle Nazioni Unite. I dati raccolti si basano su dati pubblici, ovvero forniti (o fornibili) dalle società attraverso i loro punti informativi (soprattutto sul Web), oppure forniti (o fornibili) dagli enti di vigilanza o dalle borse valori.

«Questa metodologia – precisa Standard Ethics – si ritiene prepari le aziende a forme di compliance internazionali e sia un incentivo alla trasparenza. Essa riflette l’orientamento internazionale e di Standard Ethics, secondo cui una corretta e dettagliata informazione pubblica, facilmente accessibile, sia il fondamento del sistema di corporate governance, nonché la prima tutela dei mercati finanziari regolamentati, degli investitori, dei consumatori e di tutte le altre parti interessate».

Anche questo indice, come tutti quelli di Standard Ethics, è totalmente “Free & Open”: i metodi di selezione dei componenti, i pesi e la formula di calcolo sono pubblici e sono quindi indici liberamente utilizzabili – senza costi – come benchmank in materia di Csr e finanza sostenibile. In questo caso, si tratta del primo Free & Open Sustainability Index europeo.

«Tenuto conto del recentissimo avvio della politica commerciale in Italia – dice l’agenzia di rating – è presumibile che nel corso del 2014 faranno parte dell’Indice anche alcune società in possesso del rating solicited, quindi ufficialmente richiesto, ed altre in possesso di un rating unsolicited, quindi non richiesto ed emesso a scopo di analisi. La differenza tra le due emissioni non sarà nell’esito, ma nella possibilità di fornire, per le società sottoposte a rating solicited, un’accurata reportistica sul modello di governance, di sostenibilità e dei connessi rischi reputazionali. Lo studio, in base alla volontà della società sotto rating, potrà essere utilizzato internamente oppure messo a disposizione degli analisti».

Fausta Chiesa

A cura di ETicaNews