3 luglio 2013 – Una Carta, o meglio una mappa, per indicare la retta via alle Start Up milanesi. Nelle scorse settimane, ETicaNews aveva scritto della necessità di uno “sportello unico start up” che potesse aiutare gli aspiranti imprenditori a non disperdere le forze nella giungla burocratica (vedi articolo Pioggia di Start up perse nella nebbia). Proprio con questo intento è nata, qualche mese fa, la “Carta di Milano Capitale delle Start Up”. «Nel giugno 2012 – commenta a ETicaNews Giacomo Biraghi, Coordinamento Tavoli Tematici Expo 2015 Camera di Commercio di Milano – durante il convegno Milano Capitale delle Start Up, è nata l’idea da parte dei soggetti partecipanti di creare un percorso condiviso. La Camera di Commercio di Milano è perciò diventata la piattaforma comune che ha permesso di concretizzare l’esigenza emersa».

Qualche mese fa, infatti, la Camera di Commercio di Milano, insieme al Comune di Milano, ha sostenuto la nascita di un momento di confronto tra i componenti dell’ecosistema delle start up milanesi. Grazie a questo dialogo è stata redatta la Carta. Un documento in cui i diversi attori del territorio hanno fatto il punto sulla situazione avanzando proposte sia nel breve sia nel lungo periodo per valorizzare l’environment milanese. «Il dato interessante – continua Biraghi – è che l’iniziativa “Milano Capitale delle Start Up” si è sviluppata spontaneamente dall’ecosistema milanese».

Nel documento sono perciò analizzati sia i punti di forza sia i punti di debolezza del contesto milanese. A partire da questi sono state avanzate 5 proposte di rapida attuazione per promuovere la competitività del territorio. «La carta è nata infatti con l’obiettivo di rappresentare la specificità del territorio milanese, un territorio particolarmente vivace in questo ambito, caratterizzato da un ecosistema favorevole per lo sviluppo dell’imprenditoria, oltre che primo polo finanziario Italiano. L’apparato normativo del Decreto Sviluppo Bis, approvato nel dicembre 2012, rischiava infatti di livellare queste specificità», spiega Biraghi.

L’apporto della Carta va però ben oltre una serie di consigli legati al solo contesto milanese. I promotori, tra cui figurano Alberto Masetti Zannini (co-fondatore di Hub Milano), Matteo Bogana (Coordinatore del Business Incubator del Politecnico di Milano) e Emil Abirascid (Fondatore e CEO di Startupbusiness), hanno anche definito 10 punti da attuare sul medio e lungo periodo che potrebbero aiutare a incentivare uno sviluppo coeso delle start up anche a livello nazionale. Per questo motivo sono proposte integrazioni in materia di diritto commerciale, tributario e amministrativo per rendere più efficace la normativa. Tra le proposte più significative figura poi la creazione di un Fondo di Fondi, supportato da enti pubblici e fondazioni, che partecipi in Società di Investimento. Si propone poi di offrire un Voucher per le start up come strumento di sostegno alle imprese e di creare un sistema territoriale per facilitare le relazioni tra il mondo imprenditoriale consolidato e quello degli imprenditori innovativi. E ancora, il crowdfunding è citato come un’opportunità significativa per l’Italia al fine di creare nuove imprese ad alto impatto.

Ma la Carta apporta anche un altro cambiamento significativo: per la prima volta viene introdotta, all’interno del concetto di start up innovativa, la finalità sociale che queste start up innovative devono avere, cosa prevista, per quanto in secondo piano, dal già citato Decreto: «L’apporto fondamentale della Carta – commenta infatti Biraghi – riguarda anche la dimensione della finanza etica e delle start up a finalità sociale. In apertura del documento, infatti, il Comune e alcune delle realtà promotrici, hanno tenuto a specificare che la definizione di start up innovativa fornita dal Decreto Sviluppo Bis era eccessivamente focalizzata sull’aspetto economico e tecnologico. La Carta ha invece voluto inserire, tra i soggetti interessati, anche quelle star up con finalità sociali e ambientali, riconoscendo così il ruolo fondamentale che questi soggetti sociali possono apportare al territorio».

Il Comune di Milano è stata una di quelle realtà che ha sottolineato l’importanza di estendere il concetto anche alla dimensione sociale che queste imprese innovative possono avere, un passo avanti che indica la crescente sensibilità rispetto ai temi della sostenibilità. «Il concetto di innovazione sociale deve essere inserito all’interno del concetto di impatto sociale, cioè di un’innovazione che abbia riflessi sui bisogni della società in generale e non solo sui bisogni del mercato», commenta Renato Galliano a ETicaNews, direttore settore Innovazione Economica, Smart City e Università del Comune di Milano. Per questo motivo «nella Carta è presente una prospettiva più ampia, in grado di coniugare due esigenze diverse: da una parte lo sviluppo economico e occupazionale del territorio, e dall’altra l’impatto positivo che questo sviluppo sociale può apportare alla comunità».

Un buon faro per orientarsi nelle nebbie, almeno in terra meneghina.

Elisabetta Baronio

 

A cura di ETicaNews