19 marzo 2013 – Il tutto inizia con una preghiera dell’Imam di circa 20 minuti in arabo. Poi prendono la parola i membri dello shary’a board che, citando versetti del Corano, invitano i musulmani non solo a consumare solo ciò che è halal, ma anche a fare attenzione a chi utilizza il “marchio halal” per ingannare il mercato. È un pomeriggio a Milano di inizio marzo. L’idea che ne traspare è che anche la religione, anche quando è diversa, se compresa e accettata, possa diventare un mezzo per condividere un progetto. In questo caso, un progetto di integrazione culturale che può venir facilitato da una semplice mensa scolastica o universitaria.

L’incontro sul consumo halal e sulla certificazione è stato il primo convegno europeo di Halal consumers, un’associazione che difende i consumatori musulmani e intende favorire l’integrazione sociale e culturale della popolazione musulmana residente in Italia. L’evento si è svolto il 3 marzo presso il Westin Palace di Milano, e ha visto la partecipazione di circa 400 persone e l’intervento di alcuni dei massimi esperti di certificazione e del mondo halal: gli sceicchi Faiz El Shahry dell’Arabia Saudita e Shaed El Shahry, direttore della filiale italiana dell’authority Shary’a mondiale dell’halal.

Nella platea c’erano molti giovani interessati a custodire le tradizioni ed essere riconosciuti come identità. E c’erano anche tantissime donne (con relativo velo), interessate alla necessita di curare il corpo con cosmetici che siano in linea coi dettami religiosi, quindi senza alcool o derivati animali.

I fedeli musulmani osservanti devono evitare di consumare prodotti che siano “haram” (proibiti) per il Corano, ovvero che contengano carne di suini o alcol. Solo prodotti considerati “halal”, leciti secondo il comando divino contenuto nel Libro Sacro, un comando che interessa alimenti, bevande, farmaci, cosmetici e che si estende anche a servizi finanziari e assicurativi.

Presto Halal consumers avvierà iniziative rivolte alle nuove generazioni. E a breve introdurrà un dipartimento di controllo e sorveglianza sulla filiera del mercato halal per instaurare un canale diretto con le imprese certificate e con quante vorranno puntare a un mercato con trend di crescita a due cifre e un numero verde di tutela del consumatore per segnalare eventuali frodi commerciali.

L’incontro di Milano è servito per prendere coscienza del mondo degli immigrati che spesso arrivano nel nostro Paese con religioni diverse, i cui precetti dottrinali hanno un peso fondamentale nella vita quotidiana. Il bacino di consumatori halal è stimato in 2 miliardi nel mondo, 25 milioni in Europa e poco meno di 2 milioni in Italia.

Ne è anche emersa la voglia di questa gente di istituzionalizzarsi, cioè di rompere il binomio arabo-fondamentalista e diventare parte integrante della società soprattutto per i loro figli che ormai parlano italiano e pensano molto all’occidentale, ma che devono mantenere i loro principi saldi.

Luigi Santovito

 

A cura di ETicaNews