15 ottobre 2012 – C’è molta energia in eccesso che potrebbe essere conservata, messa da parte per non essere dispersa, e poi riutilizzata in rete nei momenti di maggiore richiesta, quando in genere viene pagata di più.

E’ questo il sogno di chi produce energia rinnovabile, la cui dirompente diffusione ha portato con sé tanti vantaggi, primo fra tutti la riduzione delle emissioni inquinanti, ma anche qualche inconveniente: la rete elettrica tradizionale non è, infatti, stata pensata per accogliere le grandi quantità di energie generate attualmente dalle fonti pulite. Ecco, quindi, che ritorna dì moda il tema degli accumuli di energia per gestire al meglio gli sbalzi di produzione di solare ed eolico: il cosiddetto storage, ossia delle gigantesche mega batterie che dovrebbero accumulare questa energia prodotta in eccesso. Ma, al momento, l’uso dei sistemi di accumulo pcr le grandi reti è limitato dai costi eccessivi. E’ questo uno dei problemi, il più importante, che di fatto potrebbe ostacolare nel prossimo futuro la definitiva consacrazione dell’energia green: senza lo “storage”, riporta uno studio di Business Integration Partners, negli ultimi tre anni l’Italia ha disperso 1600 GWh, pari a 130 milioni di euro. Continuando così, nel decennio 2010-2020 il nostro Paese potrebbe disperdere oltre un miliardo di euro, nonostante gli incentivi spesi per le rinnovabili, pari a 7 miliardi di euro. Nasce da qui l’esigenza di sperimentare l’uso di sistemi di accumulo, le batterie agli ioni di litio di dimensioni da rete elettrica, in particolare Italia dove —stando agli ultimi dati ufficiali di Terna e Gse — il 24%, cioè circa un quarto, dell’energia elettrica consumata nel 2011 è stato prodotta dalle fonti green.

di Vito de Ceglia – La Repubblica – Affari & Finanza

 

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