24 ottobre 2012 – Non è nemmeno stata approvata che già la Tobin Tax segna uno spartiacque nella storia dell’Unione europea. Ieri la Commissione ha dato il via libera all’avvio della procedura di cooperazione rafforzata, possibile quando almeno nove Paesi membri sono d’accordo. Certificata l’impossibilità di avere l’accordo a 27 (non c’era l’unanimità a causa dell’opposizione di britannici e olandesi in primis), dieci Paesi hanno deciso di ricorrere alla procedura prevista dal Trattato di Lisbona per aggirare i veti. Finora qualsiasi decisione in ambito di fiscalità era stata decisa all’unanimità. In questo caso, i Paesi sono dieci (Germania, Francia, Italia, Spagna, Austria, Belgio, Grecia, Portogallo, Slovenia e Slovacchia), ma potrebbero aumentare. Per esempio, è attesa la richiesta dell’Estonia.

Se la normativa supererà il vaglio del Consiglio sarà la prima volta in cui verrà meno questo principio. Bruxelles ha dunque avviato il cammino verso l’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie. Lo scopo della Tobin Tax è di tassare in modo leggero le transazioni finanziarie per assicurare maggiore stabilità ai mercati finanziari e per “far partecipare” la finanza a ri-costruire le economie europee e ad aiutare le finanze pubbliche.

Ma quali sono i prossimi passi? La Commissione presenterà una proposta che dovrà essere approvata dal Consiglio (cioè dagli Stati membri) a maggioranza qualificata di due terzi (verosimilmente in novembre) e poi il Parlamento europeo esprimerà il consenso. Poi elaborerà la proposta di direttiva, che ricalcherà nella sostanza quella già presentata nel settembre 2011. Si lavora sullo schema varato dalla Commissione lo scorso anno, che prevede un’aliquota dello 0,01 per cento sui derivati e dello 0,1 per cento su azioni e obbligazioni. La tassa sulle transazioni finanziarie dovrebbe entrare in vigore  nel 2013, con la speranza che altri Paesi seguano l’esempio. Non è, invece, ancora stato deciso dove andrà il ricavato.

Fausta Chiesa

 

A cura di ETicaNews