9 aprile 2013 – Un sito di crowdfunding filantropico nato con un crowdfunding filantropico. È esemplare la storia di Betterplace.org, sito tedesco nato dall’unione delle forze, tra gli altri, di Stephan Breidenbach (giurista, mediatore e docente universitario), sua moglie Joana Breidenbach (antropologa e giornalista), Jörg Rheinboldt (ex amministratore delegato di eBay Germania) e dell’attuale Ceo Till Behnke. “Siamo un organizzazione non profit, e i soldi (diversi milioni di euro) non sarebbero potuti arrivare da investitori che avrebbero chiesto un ritorno sull’investimento. Per questo i soldi sono arrivati da donazioni individuali” spiegava Behnke in una recente intervista. L’idea è nata da un suo estemporaneo trasferimento in Sudafrica (come giocatore professionista di rugby), che lo ha spinto ha combinare la laurea in Business Computer Science con l’esperienza professionale da project manager, per dare un senso più profondo a quell’esperienza.

La “visione” di Betterplace.org, si legge nel sito, è: “Siamo persone che vogliono realmente produrre un “impatto”, cambiare il mondo in meglio […]. Sulla nostra piattaforma persone che vogliono aiutare incontrano persone che hanno bisogno di aiuto. In maniera diretta e trasparente”. Il counter del sito segna al momento oltre 332.000 donatori (di denaro e, da poco, anche di tempo) e quasi 5.000 progetti in 147 Paesi. Le aree di azione sono tre: la salute, i bambini e i giovani, gli animali e l’ambiente.

Alcuni dei progetti (conclusi o in corso) sono stati promossi anche dall’Italia. Ciò che rende particolarmente interessante la creatura di Behnke è la sua particolare architettura, che integra i sistemi di trasparenza e rating di siti come Amazon o eBay (alla cui base c’è la “saggezza della folla” – https://it.wikipedia.org/wiki/Saggezza_della_folla) con le tecniche di social-networking di siti come Facebook o LinkedIn. Ogni organizzazione ha una sua pagina, e ogni progetto può essere recensito, commentato, positivamente o negativamente, o semplicemente promosso con un like. Rendendo del tutto trasparente il grado di relazione del “commentatore” con l’organizzazione: donatore, beneficiario, “end user”, dipendente, concorrente o semplicemente “amico”.

Questo permette di guardare ai rating e ai commenti in una prospettiva diversa, ed essere molto più consapevoli delle proprie scelte di donazione. Behnke definisce questa totale limpidezza come “web of trust”. E questa formula incoraggia non solo le donazioni, ma anche il passaparola, per fare in modo che Betterplace.org raggiunga il maggior numero di utenti e/o potenziali donatori. In più favorisce l’accountability dei progetti e supera i tradizionali problemi che ostacolano la filantropia: mancanza di informazione, di trasparenza, di comunicazione diretta e di fiducia.

Come in tanti altre parti del mondo, anche in Germania le donazioni hanno un forte incremento in occasione di grandi disastri, che avvantaggiano le grandi organizzazioni caritatevoli. Le piccole organizzazioni, invece, spesso non hanno budget per iniziative di comunicazione, e sono dunque tagliate fuori dal grande pubblico: Betterplace.org aiuta a rendere popolari progetti meritevoli ma sconosciuti. Tra le presentazioni delle organizzazioni, infatti, può capitare di leggere: “Non siamo Unicef o la Croce Rossa (pure presenti nel social network, ndr), ricordati che siamo una piccola organizzazione che sta crescendo e per questo puoi essere sicuro che tutti i soldi che manderai andranno direttamente al progetto”. Lo stesso Behnke assicura che Betterplace.org non trattiene somme dalle donazioni per i progetti. Ha anche negoziato con Bnp Paribas il trasferimento delle donazioni senza pagare commissioni bancarie. Ma Behnke si muove a tutto campo: limita l’utilizzo dei budget di marketing utilizzando applicazioni di Facebook, banner di eBay e spazi pro-bono forniti da Google. Oppure chiede ad aziende e retailer di arrotondare stipendi e scontrini per destinare i centesimi in eccesso o in difetto a iniziative di solidarietà che si vogliono supportare: piccole somme di denaro che non appaiono come grandi sacrifici ma che facilitano la trasformazione di aziende e cittadini in donatori.

E come si finanzia invece l’organizzazione, che a sei anni dalla nascita dà lavoro a un buon numero di professionisti e continua a espandersi? Attraverso donazioni di investitori e amici, attraverso le “tips” che si possono offrire a margine delle donazioni ai progetti ma soprattutto tramite una società gemella di betteplace.org che offre consulenza e soluzioni ad aziende nel campo della Csr (https://www.betterplace-solutions.de/).

Felice Meoli

 

A cura di ETicaNews