21 luglio 2014 – 750 milioni di euro. Questa la cifra che la Germania verserà al Green Climate Fund, costituito in seno all’Onu nel 2010 con l’obiettivo di sostenere i Paesi sottosviluppati nella realizzazione di politiche ambientali e di contrasto ai cambiamenti climatici. L’annuncio del contributo al Climate Fund è arrivato lunedì 14 luglio dal cancelliere Angela Merkel in occasione del Petersberg Climate Dialogue di Berlino, che ha riunito 35 Paesi per discutere delle azioni globali in tema di rischi climatici. I 750 milioni promessi dalla Germania rappresentano il maggior contributo finora concesso da uno stato al Climate Fund. Una boccata d’aria fresca, se si considera che, prima dell’intervento tedesco, il fondo poteva contare su 55 milioni di dollari, il minimo indispensabile per mantenere struttura e dipendenti.

«L’annuncio della Merkel mette fine al silenzio che finora ha circondato il Green Climate Fund», ha affermato in una nota Jan Kowalzig, advisor per le politiche sul climate change in Oxfam, network internazionale per la lotta contro povertà e ingiustizie. Ora la speranza è che altri seguano l’esempio della Germania. Segnali positivi sono arrivati a inizio luglio dalla Norvegia, con le parole del ministro degli Esteri Boerge Brende che ha annunciato un “sostanzioso contributo” al Climate Fund il cui ammontare verrà reso noto al summit Onu sul climate change, in programma il 23 settembre a New York. La speranza ventilata da Christiana Figueres, alto funzionario Onu alle politiche climatiche, è di raccogliere dai 24 Paesi che compongono il board del Climate Fund, si legge in una nota, «un contributo iniziale di almeno 10 miliardi di dollari». Sullo sfondo c’è l’impegno assunto dall’Unione Europea e da altri paesi industrializzati, in due distinte conferenze sul clima (Copenhagen 2009 e Cancún 2010), di mobilitare 100 miliardi l’anno entro il 2020 per sostenere le politiche di climate change dei Paesi sottosviluppati.

Paolo Ballanti

A cura di ETicaNews