28 novembre 2012 – La Banca Mondiale scopre la responsabilità sociale. Dopo che nel 2010 un report dell’Indipendent Evaluation Group (Ieg) aveva mostrato come le policy dell’istituzione finanziaria non fossero più in grado di interfacciarsi con la realtà odierna, l’ente mondiale ha scelto di cambiare. La banca ha perciò aperto un periodo di consultazione per rinnovare e modificare le sue regolamentazioni.

L’Ieg ha richiesto all’istituzione più attenzione alle tematiche di responsabilità sociale e ambientale, ad oggi ancora poco considerate dall’istituto di credito. «Questo – afferma perciò Cyril Muller, vicepresidente per gli affari esterni della Banca Mondiale – è un processo chiave per riuscire a rendere la nostra istituzione il più efficacie possibile».

Come è sottolineato nel documento introduttivo rilasciato dalla banca a metà ottobre, la revisione mira a modernizzare le policy ambientali e sociali della compagnia al fine di migliorarne la responsabilità sociale. La Banca Mondiale si dimostra infatti consapevole dei cambiamenti avvenuti nel mercato. Il profilo dei clienti si è nel tempo modificato e, ad oggi, questi ultimi dimostrano un interesse sempre crescente per il bene comune. «Questa revisione – si spiega più precisamente nel documento – permetterà perciò di allineare le policy con le necessità di cambiamento e le aspirazioni dei clienti, il contesto esterno e il business della banca».

Non a caso, perciò, le otto policy messe in discussione riguardano tematiche ambientali e sociali. Tra queste spiccano la tutela degli indigeni, il tema delle migrazioni forzate, l’habitat naturale e la questione delle risorse agricole. «Le regolamentazioni della Banca mondiale – si legge nel documento – sono infatti diventati un punto di riferimento globale per altri partner in via di sviluppo». Nonostante ciò però, «fino a questo momento, è stata riposta più attenzione sui rischi finanziari rispetto ai rischi umani. Dobbiamo perciò correggere questo squilibrio», aveva infatti ammesso l’allora presidente della Banca Mondiale Robert Zoellick (a luglio sostituito, altra scelta innovativa, dall’americano di origini coreane Jim Yong Kim).

Proprio la tutela dei diritti umani è uno dei punto deboli dell’attuale regolamentazione. Storicamente, infatti, la banca mondiale ha sostenuto che questo problema fosse principalmente di interesse politico. Per questo motivo non poteva essere messo in relazione con il grado di sviluppo economico di un Paese. Con il tempo, però, sempre più voci hanno fatto emergere il forte legame tra la situazione dei diritti umani e la condizione economica della nazione. Attraverso la consultazione, adesso, la Banca Mondiale avrà perciò la possibilità di aggiornarsi anche riguardo a questo punto spinoso. Facendo poi leva su questa apertura, il centro di osservazione per i diritti umani (Human Research Watch) e il Center for international environmental law hanno inoltre richiesto di sviluppare un meccanismo di controllo per definire l’entità dei rischi legati alla violazione dei diritti umani, prima che un qualsiasi finanziamento venga approvato.

Non mancano però anche le critiche. C’è infatti chi ritiene che la revisione possa rendere meno effettive le policy: «Una grande attenzione verrà posta – assicura perciò la Banca Mondiale nel documento – per trovare il giusto equilibrio tra la richiesta di essere competitivi, i bisogni e le aspirazioni, in quanto una revisione che abbia successo e modernizzi il processo ha le potenzialità di portare molteplici benefici alla Banca, i suoi shareholders e gli stakeholders sia interni che esterni.»

Il processo di revisione durerà perciò 24 mesi e si concluderà nel 2014. Verrà strutturato in tre fasi, ognuna delle quali prevedrà consultazioni con i diversi stakeholders. Il tutto verrà condotto con un occhio di riguardo alla trasparenza dei processi, facendo in modo che, questi ultimi, riescano a includere e a interessare il maggior numero di stakeholders possibili.

Elisabetta Baronio

 

A cura di ETicaNews