30 luglio 2013 – Unioncamere Lombardia ci riprova con la Csr. La rete delle Camere di commercio della regione più ricca e più “internazionale” d’Italia ha lanciato il bando 2013 (vedi il regolamento) per la raccolta delle buone prassi aziendali. Il progetto ha una formidabile potenzialità di costruire network, e di sollecitare la miriade di pmi presenti sul territorio a familiarizzare con le pratiche della Corporate social responsibility. Nella sostanza, dal 22 luglio al prossimo 20 novembre, le aziende con la coscienza “pulita” potranno chiedere l’ammissione al “Repertorio” delle buone pratiche, ossia la lista delle aziende capaci di dare l’esempio sulla Csr. Questa iniziativa, attiva già dal 2007, si integra con uno sforzo assai più vasto: è dal 2004 che il sistema camerale lombardo ha attivato un servizio specifico per fornire assistenza alle aziende nel percorso di responsabilità sociale d’impresa, attivando una rete di sportelli dedicati. Insomma, sparsi per la regione ci sono ben 12 sportelli Csr pronti a guidare, formare, organizzare progetti.

Insomma, le Camere di commercio hanno una rete e una capillarità tale da poter agire davvero come volano concreto della sostenibilità. Per esempio, integrando iniziative specifiche sul rating etico di legalità, oppure su temi quali le reti d’impresa, o la gestione della supply chain. Per giunta, tutto questo ha un proprio portale di riferimento. Ossia, un punto di raccordo e di diffusione di informazione (e di storie) che fa invidia a molte organizzazioni.

Viceversa, come già evidenziato in un precedente articolo su questo tema, l’apparato messo in piedi sembra non avere una forza motrice propria. Sembra agire di rimessa, quasi in attesa di gestire le domande sottoposte dal pubblico. La rete degli sportelli non sembra troppo propositiva (le segnalazioni sul sito risalgono tutte al 2012, mentre le iniziative delle Camere sono state numerose anche nel 2013).

Lo stesso “Repertorio”, che in cinque anni ha ormai raccolto le identità di 300 imprese, sembra non scorgere il valore del proprio patrimonio informativo (e narrativo: quante storie potrebbe nascere da questo percorso). Queste imprese hanno agito sotto la sola motivazione di essere parte del network. Non ci sono, infatti, premi in denaro o altro genere di aiuti. Per giunta, anche la strategia adottata dalle Camere di far leva sulle leve di comunicazione, sembra piuttosto superata. Non è certo una cerimonia di premiazione o l’inserimento del nome aziendale in un depliant – è questo, infatti, il “premio” sbandierato dal progetto – che oggi rende “conveniente” la Csr.

L’impressione è che questo piccolo esercito di pmi abbia aderito per cercare di far parte di una squadra. E, con quella squadra, vincere qualche partita.

Ma occorre iniziare a farle giocare assieme.

 

A cura di ETicaNews