17 dicembre 2012 – La Banca d’Inghilterra ascolta l’azionariato attivo, e bussa alle porte delle quattro maggiori banche britanniche (Barclays, Hsbc, Lloyds e Royal Bank of Scotland) suggerendo che queste potrebbero aver bisogno di 35 miliardi di sterline in nuovo capitale. Una “sorpresa” di Natale legata al fatto che gli istituti hanno potuto minimizzare (evidentemente, con qualche eccesso) i rischi di alcuni asset scritti a bilancio. L’analisi, contenuta nell’ultimo Financial Stability Report della Bank of England, sancisce la vittoria di un gruppo di investitori che da settembre ha acceso i riflettori sul problema, e sta portando avanti una campagna contro le big della revisione dei conti.

La cordata di investitori ha puntato il dito contro la fallibilità della valutazione dei princìpi di contabilità internazionale Ifrs (International Financial Reporting Standards) che permettono agli istituti finanziari di non contabilizzare perdite future fino a che queste non sono rese evidenti dai clienti, il che può richiedere un tempo considerevole.

Un gruppo di dieci investitori che detengono complessivamente 340 miliardi di asset (tra questi lo Universities Superannuation Scheme, il Local Authority Pension Fund Forum e il Uk National Employment Savings Trust), ha pubblicato una lettera aperta che invitava l’Autorità di vigilanza a considerare la questione. Gli investitori sostengono che gli attuali standard contabili non contemplano di utilizzare la prudenza nei bilanci finanziari e questo implica che i soci non possono chiedere conto al management del suo operato sulla base di numeri realistici.

La stessa lacuna dei bilanci bancari potrebbe esserci anche in società di altri settori, lasciando gli investitori in balia di potenziali perdite. Questo, quando il management, invece, è stato remunerato sulla base di dati che potrebbero non riflettere fedelmente ed equamente la situazione finanziaria del gruppo.

Il gruppo di “investitori attivi” ha incontrato anche il commissario Ue al Mercato interno Michel Barnier, per invitarlo a rivedere il ruolo dei big dell’audit nel dare l’ok ai conti delle società. E le stesse banche hanno interesse a che le società di revisione dei conti facciano un lavoro più completo.

Non è un caso se, alla fine di novembre, l’istituto irlandese Anglo Irish Bank ha fatto causa al suo ex revisore, Ernst & Young, a causa delle approvazioni dei rendiconti finanziari quando poi la banca fu coinvolta gravemente dalla crisi finanziaria al punto da dover essere nazionalizzata nel 2009. Si tratta della prima causa promossa da una banca irlandese contro una società di revisione.

E, adesso, con il report della BoE, è possibile che il pressing degli investitori attivi possa essere più efficace.

Fausta Chiesa

 

A cura di ETicaNews