24 maggio 2013 – Il sogno di Samuele Giacometti, ingegnere meccanico, di avere una casa di legno in cui vivere con moglie e figli, è diventato un metodo di costruzione eco sostenibile pluri-premiato, ma è anche la base su cui sta nascendo la prima rete di imprese della filiera foresta-legno nel luogo in cui la “Casa di Legno Eco Sostenibile” è sorta, l’Alta Carnia. Più precisamente, il luogo in cui nel 2007 nasce e prende forma il sogno è la Val Pesarina e, in particolare, la frazione di Sostasio nel Comune di Prato Carnico, 958 abitanti in provincia di Udine.

La casa, interamente realizzata in legno, è un edificio ad alta prestazione energetica, con un fabbisogno di 43 kWh/m2a (CasaClima Bpiù). E’ stata costruita secondo le più innovative soluzioni della bioedilizia ed è stata premiata nel 2010 con il CasaClima Award, con la Bandiera Verde di Legambiente e nel 2011 con il Best Practice Pefc.

Giacometti ha utilizzato materiali del posto, collaborando con aziende e artigiani locali. «Il legno doveva provenire dalla Val Pesarina – spiega Giacometti -. La filiera di trasformazione doveva essere quanto più possibile vicina al luogo di costruzione della casa. Il legno non avrebbe dovuto subire trattamenti chimici di alcun genere. Le scelte da me fatte non avrebbero dovuto pregiudicare la possibilità delle generazioni future di replicare o, ancora meglio, migliorare la mia esperienza».

Dalla casa al progetto. Giacometti ha creato un metodo eco-sostenibile, chiamato “SaDiLegno”, che il Pefc (Programme for the Endorsement of Forest Certification) ha presentato lo scorso anno a RIO+20, come reale esempio di sostenibilità ambientale, sociale ed economico. Il metodo è valido per costruire qualsiasi oggetto in legno, dalle case ai mobili agli strumenti musicali, partendo da zero.

«Bisogna partire sempre da un bosco, da una pianta e il cliente deve capire che un oggetto di legno può mettere in evidenza le sue peculiarità soltanto se si vive l’esperienza dall’inizio alla fine, dal bosco all’oggetto – sostiene Giacometti -. E’ importante sapere da dove viene il legno, quando è stata tagliata la pianta, quali trattamenti ha subìto. Queste conoscenze fanno sì che un oggetto possa sapere o no di legno. Soltanto se sai quanto inquini e l’impatto che ha la trasformazione della materia prima puoi dirti sostenibile. Si è sostenibili soltanto quando si hanno argomenti probanti che lo dimostrano».

Una pianta ci mette 100 anni per crescere e le foreste devono essere utilizzate secondo standard di gestione sostenibile, ma la materia prima in Italia non manca. «La superficie boschiva dagli anni 60 è aumentata del 100% a 11 milioni di ettari – sostiene Giacometti -. Il nostro Paese è il maggior esportatore di prodotti finiti in legno in Europa, ma il 70% della materia prima viene dall’estero. L’Unione europea ha scoperto che uno dei problemi maggiori è l’origine illegale del legname. Secondo l’Europarlamento, nel 2010 il 20% del legname importato proveniva da fonti illegali. Il 20% del legname a fini energetici utilizzato in Europa (l’Italia è il primo importatore europeo, quarto nel mondo) è di provenienza illegale secondo dati del Wwf del 2006. Bruxelles vuole bloccare il legname illegale. Come? Con la tracciabilità».

Che è implicita nel metodo SaDiLegno. «Dal mio punto di vista – dice Giacometti – non è possibile parlare di eco-sostenibilità se non è garantita la tracciabilità, intesa come un metodo di identificazione che consente di risalire l’intera filiera produttiva fino ad arrivare all’origine delle materie prime utilizzate».

La filiera è fondamentale per avere un metodo al 100% locale. Da qui l’idea di mettere in rete il proprietario del bosco, il boscaiolo, la segheria e chi produce prodotti finiti di legno (vedi i contratti di rete di filiera). La rete intende valorizzare, oltre all’uso del legname locale, quelle imprese che ancora vivono e operano nelle immediate vicinanze di boschi sempre più ricchi di materia prima, ma sempre meno utilizzati. In pratica, bisogna collegare il bosco al mercato, al consumatore. «Oggi esistono già tutti i componenti, ma bisogna far fare degli studi per sapere come metterli in rete», spiega Giacometti, che ha presentato il progetto di innovazione alla Regione Friuli Venezia Giulia, che lo ha approvato e messo in graduatoria in attesa del finanziamento

Fare rete per sostenere le imprese, creare reddito e far nascere scuole di formazione. I boschi non sono mai stati così vicini.

Fausta Chiesa

 

A cura di ETicaNews