28 luglio 2014 – Fa un balzo il Monte dei Paschi di Siena, che da un peso del 4,27% raggiunge il 7,81% e sale al terzo posto. Salgono la Popolare di Milano (da 6,72% a 8,18%) e Carige (da 2,34% a 4,28%). Retrocede leggermente la Popolare dell’Emilia-Romagna (a 7,81% da 9,04%). Anche se con una leggera correzione, sono sempre prima e seconda in classifica le due big, Unicredit (da 12,2% a 11,08%) e Intesa Sanpaolo (da 9,5% a 8,63%).

Standard Ethics ha pubblicato lo Standard Ethics Italian Banks Index 2014, aggiornando i pesi “etici” degli istituti che ha cominciato a valutare l’anno scorso sulla base alla loro adesione alle indicazioni volontarie provenienti dall’Onu, dall’Ocse e dall’Unione europea in materia di corporate governance.

La banca che ha fatto il salto di qualità maggiore è stato il Monte Paschi di Siena. Il cambio della tipologia di proprietà, poiché l’assetto va verso una public company, ha comportato una modifica della mappatura dei rischi, che non si concentrano più sul lato della proprietà stessa, ma sul lato manager. Per Standard Ethics i rischi sono ora più facilmente identificabili e dopo il lavoro fatto sui controlli interni, a seguito dei problemi noti, sono rischi ridotti. Inoltre, il mercato conta di più e la rendicontazione è più accurata. Sarebbe invece un elemento negativo se il patto di sindacato dovesse diventare una aggregazione con percentuali più alte.

Banca Profilo non è una banca “CSR oriented”, ma, pur avendo una impostazione più classica, si è dimostrata particolarmente interessata agli indici di Standard Ethics e quindi a soddisfare anche esigenze degli stakeholder attenti a elementi diversi da quelli puramente economici. Si è concentrata sulla trasparenza e sulla gestione dei rischi sul piano procedurale. Poi, da notare, che pur non pubblicando un Codice Etico, ha ritenuto utile fare uno “statement” di conformità alla dichiarazione sui diritti umani dell’Onu (altra banca è Unicredit) e soprattutto – unico caso per ora le banche italiane – ha fatto uno “statement” per il rispetto e l’implementazione del principio europeo “comply or explain” anche al di fuori del codice di autodisciplina, quindi per tutte gli impegni ufficiali.

Creval, come Unipol, è una realtà bancaria con una forte tradizione verso la Csr, molto orientata al miglioramento. Ha fatto ulteriori passi avanti nella rendicontazione introducendo parametri europei con particolare attenzione agli obiettivi dati dalla Commissione in termini ambientali. Ha anche assunto formali impegni (come altri) ad aggiornare casi di difformità o ritardi nella esecuzione di preannunciati piani (e miglioramenti) aziendali in materia di governance e di fatti ambientali e sociali.

Standard Ethics non ha sotto rating né Profino né Creval, ma sarebbe molto interessata a valutarle più compiutamente attraverso una procedura di analisi più completa. Sono due realtà interessanti.

Per quanto riguarda l’assetto proprietario, rispetto all’anno scorso ci sono stati alcuni cambiamenti positivi, con un aumento del flottante di alcune banche, tra cui Banca Carige, Banca Ifis, Mps e Mediobanca. A questo ha corrisposto anche un ridimensionamento dell’azionista di maggioranza, e in alcuni casi anche in maniera considerevole, come per Banca Carige. L’istituto ligure presenta anche meno conflitti, avendo reso più indipendente il consiglio di amministrazione dalla proprietà.

La rendicontazione e i riferimenti a indicazioni internazionali sono migliorate. Sono sempre più le banche che comunicano con un bilancio sociale e alcune di loro riportano sul proprio sito istituzionale l’elenco degli indici di sostenibilità a cui appartengono.

Ci sono inoltre alcune banche, sebbene non citino il principio “comply or explain”, comunque provvedono, attraverso altre forme di informazione, ad aggiornare verso l’esterno casi di difformità o ritardi nella esecuzione di preannunciati piani (e miglioramenti) aziendali in materia di governance e di fatti ambientali e sociali. Tra queste il caso del Credito Valtellinese.

A cura di ETicaNews